Monday, February 15, 2010

Gentilezze

A Chicago, come forse raccontavo in precedenza tutti gli edifici hanno due porte. Uno sempre aperto per toglierti dal freddo mentre cerchi le chiavi, e uno che e' il vero e proprio portone.

Questo fa si' l'atto di aprire la porta ad un'altra persona sia spesso privo di alcun significato--nel senso che non conta come una 'gentilezza'--perche' nella quasi totalita' dei casi l'altra persona deve aprire la seconda porta per te.

E ovviamente fare la corsa per aprire anche la seconda porta e' fuori discussione, a meno che non si tratti di una persona anziana.

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In altre novita' sono stato al mio primo concerto hip hop. Eh si', dopo letteralmente centinaia di concerti rock, jazz e classica ho scavalcato la barriera e sono andato a vedere, con il mio collega David il concerto di Mos Def + DOOM. E forse non ne valeva la pena.

Sebbene avessimo gia' i biglietti, abbiamo fatto un'ora di coda per entrare--coda ovviamente fatta nel solito freddo (circa -5 gradi) permanente cui ormai siamo abituati.

Comunque alla fine ce siamo entrati con *abbondante anticipo* sul concerto: eh gia' perche' "Gates Open at 7, Opening Act starts at 8" significava che c'erano una mezza dozzina di DJ andati avanti fino praticamente alla mezzanotte.

A mezzanotte la gente ha cominciato a spazientirsi e a tirare un po' di tutto sul palco.

Mos Def e' salito sul palco a mezzanotte e mezza. E non mi e' piaciuto. Sebbene abbia ascoltato alcuni suoi dischi e li trovi OK, la sua voce dal vivo era davvero troppo impastata e carica di toni medi per riuscire bene dal vivo.

DOOM, un rapper che va sempre mascherato e i cui dischi (prestatimi da David) invece mi piacciono davvero, ha fatto un concerto brevissimo: cominciato all'1 e finito all'1:30... oppure no?

A quanto pare questo losco figuro e' famoso per aver mandato un sosia a fare diversi concerti al posto suo. E la gente praticamente ne ha dette un po' di tutti i colori, che non era lui, che la performance era in playback e chi piu' ne ha piu' ne metta. Quel che e' peggio e' che probabilmente tutti questi scettici avevano ragione.

Mi sa che per quanto riguarda i concerti tornero' sulla vecchia strada, ma questo DOOM, in versione registrata, il suo perche' ce l'ha.

Saturday, February 06, 2010

Il tunnel emotivo.

Ieri ho giocato a Basket con degli undergraduates e mi hanno distrutto. Il mio problema e' che a Basket non gioco abbastanza spesso per avere un tiro preciso. Pero', sapendo giocare ad altri sport, riesco spesso a liberarmi abbastanza facilmente per avere un tiro completamente non marcato e relativamente vicino. Ovviamente, sbaglio. E a ogni nuova azione la difesa avversaria mi regala piu' spazio. Sempre piu' spazio. Sempre piu' pressione. E sbaglio di nuovo. Argh!

Friday, February 05, 2010

Studiare in America (2)

Allora vi ho detto dei problemi. Nel post di oggi una serie di accorgimenti per ridurne l'impatto. Nel prossimo capitolo un po' di strategie bastarde

P. deve fare domande realistiche.

Se non ha soluzioni ovvie ai problemi che ho elencato nel post precedente, e' inutile che P. faccia domanda nel dipartimento n.1 e ambisca a studiare con i premi nobel (chesso' diciamo a Harvard--e' solo un esempio, il dipartimento #1 cambia da campo a campo, e in filosofia non e' Harvard).

I dipartimenti nella top 5 si possono permettere il lusso di ignorare tutte le domande che appaiono meno che perfette. In questo modo, cercano di massimizzare le chances di ottenere gli studenti migliori.

Mi ricorda un po' un annuncio che lessi nella sezione "Dating" di Craigslist. C'era una tipa che elencava fra le qualita' necessarie per andare a un appuntamento con lei, che l'uomo guadagnasse piu' di $100000 l'anno. I dipartimenti top funzionano un po' cosi'.

D'altro canto, universita' con un ranking un po' piu' basso (in Filosofia questo accade particolarmente al di fuori della top 15) cercano i loro studenti in modo un po' piu' creativo. Sanno che, in molti casi, non possono ammettere gli studenti che sembrano migliori "on paper" e cercano di massimizzare la probabilita' di trovare gemme nascoste (ad esempio il nostro P.).

Per farvi un esempio, il dipartimento in cui sono ora, che e' assolutamente eccellente ma fuori dalla top 20, cerca studenti che siano o particolarmente motivati nelle aree di forza oppure studenti che per qualche ragione passano inosservati. Gli studenti stranieri sono un esempio della seconda categoria.

Il mio suggerimento dunque e' di fare un paio di domande ambiziose (top 5-top 10), qualche domanda di fascia intermedia (10-30) e un paio di domande di "riserva" (sotto al 30).

Questo e' un grosso errore che io feci all'epoca delle mie domande: feci domanda soltanto in dipartimenti nella top 5 + Berkeley (che era un po' piu' in basso). Non a caso, entrai solo a Berkeley.

Conviene che P. faccia domanda per dipartimenti in cui ci sono professori italiani.

Ovviamente non e' detto che il professore italiano finisca nel comitato di ammissione (il dipartimento di solito delega a un gruppetto di colleghi di lavorare alle ammissioni). Tuttavia, specie se il professore italiano e' nelle aree d'interesse di P. spesso vale la pena di far si' che venga contattato dal relatore di P oppure da P. stesso, se il relatore non se la sente.


P. deve cercare gli anglofili nella sua Universita'

Ogni dipartimento in Italia, ha un gruppetto sparuto di professori anglofili: quelli che vanno alle conferenze internazionali, pubblicano molto in Inglese. Se scrivete la tesi con uno di questi, le vostre chances aumentano significativamente, specie se il loro PhD viene da un'universita' straniera (in filosofia queste sono bestie rare: di solito, PhD da un'Universita' straniera significa carriera all'estero, ma nelle scienze ne esistono parecchi) e magari possono spiegarvi in dettaglio il processo.

Lavorare con gli anglofili contribuisce a risolvere il problema delle lettere, ma solo a condizione che P. si faccia spiegare dal suo professore anglofilo quali sono i suoi contatti internazionali principali.

Tesi all'estero.

Molte universita' danno una borsa di studio per trascorrere un periodo di studio all'estero per la tesi. E' un buon modo per farsi conoscere da qualche professore americano e magari ottenere una lettera.

L'errore piu' comune che gli studenti italiani fanno in queste circostanze e' di andare a studiare con i professori piu' famosi, quelli coi premi nobel, che fanno le lezioni magistrali davanti alla Regina d'inghilterra, e vengono invitati a ogni conferenza mondiale.

Questi sono: (a) i professori piu' impegnati (b) la loro mente e' spesso talmente cristallizata sulle idee a cui hanno lavorato per 40 anni che, a meno che non siate al lavoro sui loro progetti, avranno poca attenzione da dedicarvi (c) di solito sono in eta' avanzata e tendono ad essere un po' distanti dalle dinamiche attuali della professione accademica (d) devono scrivere talmente tante lettere e seguire talmente studenti che finiscono per scrivere lettere generiche e poco efficaci, specie per persone che hanno conosciuto per periodi relativamente brevi.

Cercate invece studiosi giovani ma relativamente affermati. E' difficile sapere in partenza chi siano, ma e' qui che il consiglio del vostro relatore esterofilo puo' venire utile.

[Ce ne sono altre, ma questo post e' gia' troppo lungo, al prossimo giro arrivano le strategie bastarde]

Monday, February 01, 2010

Studiare in America (1)

Ogni tanto ricevo delle e-mail da studenti Italiani che vogliono studiare negli USA per un qualche titolo post-laurea. Ed e' da un po' che mi riprometto di scrivere un post per riassumere le mie idee in merito. Mi sono reso conto che sara' necessaria una serie di post (uhm, una serie di post che non interessano il lettore abituale... sara' mica una campagna pubblicitaria?).

Credo di avere qualcosa di interessante da dire, avendo visto il processo sia dall'esterno (da "applicant": questo e' un termine che si usa per chi fa domanda, e lo usero' nel post perche' non c'e' una parola italiana equivalente) che dall'interno (da membro del dipartimento) come funzionano le ammissioni al dottorato.

Purtroppo, non c'e' un metodo universale che garantisca o persino renda probabile l'ammissione. Quasi tutti gli studenti italiani che conosco hanno dei percorsi individuali del tutto particolari, da cui e' difficile trarre utili generalizzazioni (peraltro e' difficile trarre generalizzazioni da disciplina a disciplina).

Pero' posso spiegare cosa non fare, e indicare gli ostacoli principali a causa dei quali una buona parte delle domande risultano fallimentari. Consideriamo un applicant immaginario/a che chiameremo P.

Ipotizziamo che P. faccia domanda per un dottorato (che e' la domanda piu' difficile da vincere). Per oggi voglio soffermarmi soltanto sulle principali difficolta' che P. incontrera'. Nel prossimo "capitolo", indichero' alcuni accorgimenti che possono ridurne l'impatto.

I) I grandi numeri.

Il principale problema per P. e' che le probabilita' sono basse in partenza. In Filosofia (e non sto dunque parlando di qualche scienza fighetta, ma Filosofia!), il programma medio ammette 5-8 dottorandi l'anno tratti da una base di circa 300 domande. Ovviamente, ci sono programmi molto piu' grandi (matematica a Berkeley ammetteva circa 25 studenti l'anno, ma da una base ancora piu' grande, la business school di Northwestern ha un programma di dottorato che ammette 28 studenti l'anno da un base di 800 domande).

Le probabilita' sono dunque fra l'1 e il 3%, senza considerare se o meno P. parta svantaggiato.

II) P. parte svantaggiato.

In Filosofia si decide l'ammissione essenzialmente sulla base di tre fattori: i voti dello studente, le lettere di raccomandazione (scritte per lui/lei dai professori dell'universita' dove ha studiato), un paper di circa 20-25 pagine scritto dallo studente, e i test standardizzati (tipo GRE).

P. parte svantaggiato in ciascuno di questi fattori.

a) a meno di casi eccezionali (spiegati sotto), le lettere di P. sono scritte da gente ignota al comitato d'ammissione. Al contrario, gli studenti americani spesso hanno lettere scritte da colleghi la cui reputazione, e il cui posto nella professione, sono ben noti.

b) i voti sono espressi in un sistema che l'accademico americano non capisce (per fortuna i voti non contano moltissimo nel processo).

Inoltre, c'e' sempre un po' di paura che una sfilza di 30 e lode possa significare semplicemente che il sistema di valutazione e' molto inflazionato.

DIGRESSIONCINA: Di fatto, in tutto questo processo, ci sono degli enormi squilibri nella percezione degli studenti: uno studente di Harvard con una media di A- appare piu' attraente di uno studente di Bologna (dove io ho studiato) con una media del 30.

Io non so dirvi se questo favoritismo sia giustificato o meno. Come molti, ho trovato gente che aveva studiato a Stanford, Princeton etc. che non aveva il mio stesso livello di determinazione/preparazione (d'altra parte ho anche trovato gente che aveva lauree da quelle universita' e talento praticamente illimitato, come non avevo mai visto altrove). E' anche noto che, nel caso circoscritto e per lo piu' isolato delle scienze, la preparazione italiana e' spesso giudicata molto competitiva. Ma questo non significa che il favoritismo non sia, nel complesso, giustifcato.

Per fare un'analogia sportiva, a volte una societa' di serie A compra un giocatore, diciamo dalla serie A Uruguayana: non c'e' sicurezza che le qualita' mostrate nell'un contesto siano sufficienti a far bene nell'altro. E' utile immaginare le varie commissioni come impegnate da questo punto di vista.

c) P. non e' al corrente dei desiderata accademici nelle universita' anglofone e fa fatica a comporre un paper di 20-25 pagine che sia all'altezza (tutto questo astraendo da potenziali problemi linguistici).

Questo e' un grosso limite delle nostre universita' : in Italia, dipende dall'iniziativa dei singoli docenti se o meno imporre ai nostri studenti di imparare a scrivere testi argomentativi che cerchino di rispondere a un minimo standard accademico (la maggior parte delle tesine scritte nel corso di laurea in cui mi sono laureato conterebbero come plagi nella maggior parte delle universita' americane).

Il problema non si pone con tanta prepotenza nelle scienze perche' in quei casi c'e' molta meno enfasi sulla scrittura.

d) da ultimo, uno svantaggio piccolo che tuttavia esiste: test come il GRE danno un leggero vantaggio "culturale" a chi e' locale.

Nel prossimo post, cerchero' di spiegare cosa si puo' fare per ridurre l'impatto di questi problemi.