Saturday, November 06, 2010

Il precipizio

Fatta eccezione per qualche doloretto, e per il fatto che ho tantissimo lavoro da fare, e' un autunno splendido.

La squadra di baseball per cui ho tifato per anni di apparente incompetenza della dirigenza ha vinto il campionato in modo deciso quanto sorprendente.

Piano piano il clima si raffredda, ma non ci sono state le giornate uggiose e piovose che nella mia memoria caratterizzano l'autunno. Personalmente, preferisco sacrificare qualche grado di temperatura pur di avere giornate luminose.

Ma il freddo, quello vero, e' in arrivo. E ieri si sentiva nell'aria. Non ve lo racconto per lamentarmi, che' anzi l'inverno non mi dispiace, ma per caratterizzare lo spirito con cui affronto queste giornate. Stavo guardando le previsioni per i prossimi giorni.
Temperatura massima sui 60 Farenheit (circa 15 celsius), fino a Giovedi'. Da Giovedi' in poi si scende sui 50 F di massima (circa 10 celsius).

Embe'?, direte voi.
Queste temperature non sono diverse dalle temperature nel Nord Italia, e anche al centro si sta sui 15 celsius di massima.

Tutto vero. Una differenza, pero', c'e', ed e' nello stato mentale con cui qui si affronta un calo di temperature come questo.
In un clima continentale come questo, se la temperatura massima scende da 15 a 10 a meta' Novembre, e vi resta per qualche giorno, e' difficilissimo che risalga al di sopra dei 15 fino a... Marzo.

C'e' un che di definitivo in tutto questo. C'e' il bisogno di "sfruttare al meglio" queste "ultime" giornate "calde" del 2010 (qualunque cosa "sfruttare al meglio" significhi).

Tuesday, October 12, 2010

Karma Forever

Negli ultimi giorni mi sono successe tre cose di importanza minuscola, ma in tutti e tre i casi vige il principio che avere il karma dalla propria porta a buone cose.

1) Vado a Parigi per 2 giorni in Ottobre e mi capitano due giornate splendide. Sole, Parigini in festa, vino, formaggi etc.
Vabbe' questo non e' karma, solo un po' di buona fortuna, che ha controbilanciato un po' di sfiga nell'arrivare li' (poi vi racconto).



2) A un evento cui ho partecipato recentemente, c'era un costo di registrazione. Io arrivo leggermente in ritardo e non posso pagarlo il primo giorno, ma faccio presente varie volte agli organizzatori che non ho ancora pagato. Gli organizzatori, gentilissimi, decidono di risparmiarmi il costo.

A un mio amico, lo chiameremo X, non e' andata altrettanto bene: dovete sapere che X, sebbene simpaticissimo e sotto sotto generoso, segue, nelle decisioni piu' elementari, una linea di egoismo estremo. X sperava di passare inosservato e non pagare la registrazione. Stavolta gli e' andata male, perche' lui ha dovuto pagare. Dovevate vedere la sua faccia quando gliel'ho detto (non l'ho detto agli altri, perche' non volevo far sembrare che gli organizzatori fossero parziali)!

3) Arrivo a Chicago (un'altra giornata bellissima per inciso) e mi reco alla stazione della metro. In un paio di occasioni, in passato, ho ceduto il mio pass giornaliero a turisti che arrivavano in citta'. Beh, l'11 Ottobre, per una volta e' capitato a me!!. Quasi quasi metto su un sito per lo scambio di pass in aeroporto.

Thursday, October 07, 2010

Paesi Bassi

Sono in Olanda per la seconda volta nel giro di un mese. Due osservazioni:

1) Si puo' parlare in inglese a tutti. Nei paesi mediterranei, o persino in Germania io non farei mai una richiesta (anche semplice come "could I have an espresso?") senza prima passare per il fatidico "do iu spik inglish?" e invece qua ti rispondono tutti.

2) Mi prendo la mia buona dose di insulti per il fatto di vivere in America. Nell'ordine: "non abiterei mai negli USA!", "non abiterei mai a Chicago!" (questa e' uscita in una conversazione con la bigliettaia del treno) "ma come fai ad abitare negli USA, coi tuoi bisogni 'europei'?". Mi fanno sentire insensibile---come se ci fosse un gene che mi manca.

Friday, October 01, 2010

Terzo Millennio

Ho appena depositato un assegno sul mio conto senza mai uscire dalla mia camera da letto---facendogli una foto dal mio telefono cellulare.

Provate a spiegarlo a uno che abita nel 1990...

(piu' informazioni a questo link)

Tuesday, September 28, 2010

Tidbits

Carissimi. E' un po' che non passo per di qua e in parte dipende dal lavoro estenuante. Cerco di recuperare un po' di ritmo con un po' di osservazioni sconnesse.

Mi sembra incredibile ma non vi ho parlato dell'estate a Chicago. Ora che e' finita, vale la pena riviverla almeno nel ricordo. Chicago d'estate diventa un'altra citta'. In primo luogo, diventa praticamente una citta' di mare.



L'ampiezza del lago Michigan, le spiagge con la sabbia, la gente in costume... davvero un'altra atmosfera rispetto al rigidissimo inverno.

Mangiare all'aperto diventa un imperativo categorico, e a Chicago di ristoranti da sperimentare ce n'e' un'infinita', come dimostra l'amico Tuscan Foodie.

Fa caldo, o almeno questo Agosto ha fatto molto caldo, ma il vantaggio sono serate calde che a San Francisco non arrivano mai.

La mia amica Alice e' venuta finalmente a trovarci, dopo aver promesso per quasi un'intera decade. Siamo andati assieme a vedere il Lollapalooza (bellissimo concerto dei Soundgarden, riuinitisi 13 anni dopo il loro scioglimento: purtroppo abbiamo dovuto perdere gli Arcade Fire che erano in contemporanea), siamo andati a mangiare al Publican, siamo andati a vedere un membro dei Tortoise suonare in un bar di Wicker Park (e probabilmente eravamo gli unici avventori a conoscere i tortoise), siamo andati al classicissimo Green Mill e a vedere una partita di baseball a Wrigley Field, e infine (ma questo solo per finire la mia lista: Alice ha fatto tantissime cose per conto suo) abbiamo fatto una cena a base di bistecca in un posto chiamato Carmichaels dove Alice si e' fatta valere mangiando un'intera Porterhouse (la porterhouse e' una versione piu' grossa di una T-bone: praticamente due bistecche in una!).

Insomma, se venite a trovarci (specie d'estate), c'e' da divertirsi.

In aggiunta sto cercando di comprare casa. Non penso succedera' nulla prima della prossima primavera, ma avro' visto 20 appartamenti. Ho provato principalmente due zone: la mia zona (il West Loop) e due zone contigue parecchio piu' a nord (Lincoln Square e Ravenswood). Nel West Loop quasi tutti gli appartamenti sono simili a quello in cui vivo ora. Conversioni industriali trasformate in appartamenti negli ultimi dieci anni. Lo stile moderno degli appartamenti mi piace molto, ma si vede che alla zona manca ancora un po' di coesione (qualcuno vuole mettersi in affari con me e aprire una caffetteria? saremmo i primi a farlo nel west loop, a parte Starbucks). Al contrario a Lincoln Square/Ravenswood gli edifici sono tutti molto piu' "vecchi" (si parla di costruzione fra il 1920 e il 1960 e rinnovamenti relativamente recenti). Domenica abbiamo visto case graziose, ma francamente quando uno sente il parquet scricchiolare in quel modo non lo interpreta come un segnale positivo.

Alla fine penso (penso!, chissa' cosa succedera poi...) che resteremo nel West Loop.

Friday, September 03, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 6

L'ultimo giorno non concede nulla al turismo. Partenza da North Platte e di corsa sull'I-80. Ci fermiamo a pranzo a Lincoln Nebraska, che e' una graziosa cittadina universitaria del midwest. Secondo il nostro giudizio sommario, la parte Est del Nebraska (dove c'e' Lincoln e Omaha) e' piu' interessante della parte Ovest.


View Larger Map(la strada fino a lincoln)

C'e' poco paesaggio da mostrare, ma sono disponibili i risultati del mio esperimento. Non mi sono rasato la barba per una settimana, e questo e' praticamente il massimo che sono riuscito ad ottenere:



Ho scoperto anche di avere una cicatrice sotto il mento che non sapevo di avere.

L'ultimo stato prima dell'Illinois e' l'Iowa. Scopro che l'Iowa ha un andamento sorprendentemente piacevole. Verde e collinoso (almeno d'estate)---al contrario di Chicago che e' super-piatta. Per il resto, dell'Iowa non sappiamo nulla.

Dall'altro lato della strada vediamo un ingorgo dovuto a un incidente fra due hummer limousine. Fila di venti chilometri. Ringraziamo gli Dei autostradali del fatto che la fila non e' sul nostro lato.

Finalmente attraversiamo il Mississippi verso il tramonto. Siamo finalmente in Illinois. E... pochi chilometri piu' avanti ci ferma la polizia. Angeline, in quel momento alla guida, andava a 69 miglia orarie in una zona in cui il limite e' 65. Il poliziotto non ci fa la multa (grazie al cielo!), ma ispeziona tutto l'ispezionabile.

Mancano ancora 3-4 ore a Chicago, ma in qualche modo le facciamo passare. Quasi alla mezzanotte del 31 Luglio 2010, arriviamo a casa!

Thursday, September 02, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 5

Dicevo... Silverton. Ci svegliamo e ci guardiamo intorno.



Ci rendiamo conto che, si', il deserto e' finito. Da Silverton in poi il viaggio si fa un po' meno eccitante. Attraversiamo le montagne rocciose per arrivare a Denver. Forse siamo passati dal lato sbagliato delle montagne, ma ci aspettavamo un paesaggio un po' piu' particolare. Chissa', forse d'inverno. A giudicare dalla mappa, Denver non sembra distante, ma ci arriviamo non prima delle cinque di pomeriggio. Nella periferia di Denver notiamo l'incredibile somiglianza con lo scenario di South Park (da un lato e' sorprendente, visto che SP ha la complessita' grafica dei miei disegni in prima elementare, dall'altro c'era da aspettarselo: SP e' ispirato al classico sobborgo americano con le montagne rocciose sullo sfondo).

A Denver contempliamo l'ipotesi di fermarci e fare un giro. Ma la voglia di arrivare a casa comincia a farsi sentire. Decidiamo di puntare oltre e prendiamo l'interstate 80.

La 80 e' parte del sistema di autostrade americane: va da San Francisco alla costa Est. Avete mai visto Cars? Se si' ricorderete che uno dei temi e' il declino delle piccole comunita' basate su Motel, autofficina, bar che erano ovunque nelle vecchie strade (come la route 66)---soppiantate appunto dalle interstates.

Abbiamo cercato di evitare le interstates fino a qui, ma il folklore vuole che Nebraska e Iowa (i due stati che ci mancano) non siano esattamente pieni di scenari apocalittici (vero vero, avremmo potuto deviare verso Yellowstone o il Minnesota, ma tant'e'!).
Ci mettiamo sulla 80 e cominciamo a macinare chilometri in direzione Nord Est.

Ceniamo in un agghiacciante ristorante messicano nei paraggi di una prigione.
Poco dopo il confine tra Colorado e Nebraska ci aspetta un ultimo fantastico tramonto.



Cerchiamo di capire quanto possiamo inoltrarci nel Nebraska. Decidiamo di fermarci a North Platte, un paio d'ore dopo il confine. Ci rimangono circa 1100 chilometri per arrivare a Chicago ma con un po' di decisione si puo' fare.

La vera sorpresa e' che a North Platte ci sono 2000 abitanti e 10000 motel ed e' impossibile trovare posto. Dopo aver chiesto a sei motel, il Comfort Inn ci accoglie. Gli e' rimasta soltanto la stanza "extra lusso" con Vasca a idromassaggio in camera per 180 dollari.

- scusi, ma perche' e' tutto pieno stasera a North Platte? C'e' un evento al ranch di Buffalo Bill?
- qua e' sempre cosi', tutte le notti. c'e' molto traffico.

il mistero di North Platte rimane aperto.

Wednesday, September 01, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 4

Qua mi sono addormentato alla guida del blog. Per fortuna non mi sono addormentato alla guida della macchina.

C'eravamo fermati a Kayenta, in piena terra Navajo. La prima cosa sul nostro percorso e' il Monumento Nazionale dei Navajo. Che pero' non e' un monumento, ma una serie di monoliti un po' stile Marlboro Man. Li avete sicuramente visti da qualche parte in TV, ma eccoli di nuovo (notare il cielo bellissimo!):







Tappa successiva--fallimentare--sono i Four Corners. Dovete sapere che in questa zona i confini fra gli stati dell'unione sono fatti letteralmente col righello. C'e' un punto, in pieno deserto in cui confinano Arizona, Utah, New Mexico e Colorado. Siamo curiosi di vedere 'sti benedetti Four Corners, e magari di saltellare da uno stato all'altro. Purtroppo, i Four Corners sono chiusi per lavori (???).

Vabbe', siamo comunque contenti di entrare in Colorado (mancano ancora altri tre stati prima di arrivare all'Illinois!).

Anche nel quarto giorno, ci concediamo un parco nazionale. Stavolta Mesa Verde---famoso perche' gli Indiani vi hanno costruito case scavate nell'interno dei Canyon, cosi':

Vedete le finestrelle sulla parete rocciosa?




Scegliamo uno dei tour e ammiriamo (?) le condizioni di vita impossibili in cui vivevano (immaginate un posto in cui fa un freddo da assideramento d'inverno, caldo bestiale d'estate, in cui la vegetazione non garantisce frutti tutti gli anni a causa delle condizioni metereologiche, e in cui e' abbastanza difficile trovare animali).

Usciti dal parco (per la stessa strada per cui siamo entrati) ci addentriamo nel Colorado.

D'improvviso, nel raggio di pochi chilometri, il paesaggio rosso e desertico che ci ha accompagnato praticamente da quando siamo usciti da Yosemite, lascia il posto a un paesaggio montano che ci e' molto piu' familiare. Roccia marrone, prati verdi e alberi.

Arriviamo a Durango e ci rendiamo conto che anche l'umanita' locale e' molto diversa da quella del resto del Sud Ovest. Il turismo del Grand Canyon non arriva fino a quassu', quindi Durango e' popolata da simpatici "Coloradensi" (?) e da molti turisti americani. La cittadina non e' particolarmente grande, ma e' vivissima (probabilmente deve il suo successo turistico al fatto che in inverno diventa una resort sciistica).

Mentre facciamo una cena veloce, ci godiamo lo spettacolo di un cow boy che mette all'asta torte, in un evento finalizzato al finanziamento dell'indispensabile Rodeo della scuola di Durango.I cow boy hanno uno stile unico nel condurre le aste e che fondamentalmente consiste nel ripetere ossessivamente l'offerta corrente in dollari mista ad altre parole per lo piu' incomprensibili.

Una volta cenato, prendiamo una decisione di cui un po' mi dispiace. Lasciamo Durango direttamente alla volta di Silverton-- una cittadina che un tempo era un centro per minatori: in neanche un'ora d'auto, passiamo dai 1980m slm di Durango ai 2837 di Silverton, e si comincia decisamente a respirare l'aria di montagna.

Purtroppo il buio ci impedisce di godere della vista panoramica. Inoltre la notte a Silverton ci costa il doppio di quanto ci sarebbe costata a Durango. Ciononostante, quei 45 minuti sono fondamentali. Nei prossimi due giorni guideremo come pazzi, abbandonando ogni velleita' turistica e arrivando alle nostre destinazioni allo stremo delle forze. Senza il tratto Durango-Silverton avremmo probabilmente dovuto allungare il viaggio di un giorno.

Tuesday, August 10, 2010

Riassunto.

Via google maps. Questo è il tragitto che abbiamo fatto fino a questo momento della narrazione (quasi: google maps crede che non si possa fare la strada attraverso Zion, per arrivare a Bryce).


View Larger Map

Diario di Viaggio. Giorno 3

Ci svegliamo e partiamo subito. La prima tappa è attraversare di nuovo Zion, questa volta in macchina. C'è una bella strada panoramica che taglia il parco da sud a nord, se ho ben capito. Ci sono lavori ovunque---forse l'unico momento in cui maledico l'economic stimulus di Obama.

Arriviamo a Bryce. Ve lo dico subito: Bryce è la nota più alta di tutto il viaggio. A volte quando parli con gli Americani, ti dicono di essere stati in vacanza a Roma, Firenze, Venezia e Cinque Terre: la cosa è buffa, perché per me le Cinque Terre sono una sorta di classico underground, mentre per gli Americani sono completamente mainstream.

Ecco, Bryce dovrebbe essere così: apparentemente un classico underground, ma in realtà una delle destinazioni Top 5 per chiunque visiti gli USA.

Cosa c'è a Bryce? In pratica ci sono dei pinnacoli rocciosi (di almeno tre colori diversi) che si formano nel tempo, principalmente a causa dell'azione dell'acqua. Quando in inverno piove, l'acqua resta intrappolata nelle rocce. Durante la notte, a causa dell'enorme escursione termica, l'acqua si ghiaccia, pertanto aumentando di volume, e poco alla volta erode le rocce. O almeno questa è la versione "cartone animato" della faccenda, così come l'ho capita.

Ecco il risultato:







Potrei continuare, ancora con altre 100 foto dello stesso canyon, ma la sostanza è che Bryce ... dovete vederlo coi vostri occhi. Il sito era pieno---specie turisti europei, e ancor più particolarmente turisti Francesi. Sicuramente sarete al corrente dello stereotipo secondo cui i francesi non viaggiano (pensate, chessò a Roma, e riflettete per un secondo su quanti turisti Tedeschi, Est-europei, Americani, Inglesi, vi avete incontrato rispetto a quanti Francesi). Beh, a quanto pare viaggiano nel Southwest degli USA, perché i siti che abbiamo visitato pullulavano dei discendenti di Asterix.

Per concludere su Bryce: epocale. Vi assicuro che è uno spettacolo che non avete mai visto.

Partiamo nel tardo pomeriggio e continuiamo a navigare il confine fra Utah e Arizona, in direzione Est. Ceniamo a Kanab la "Hollywood dello Utah" (pare che molti film ad ambientazione desertica siano girati qui), e puntiamo verso Page, una città al Nord-Est dell'Arizona.

La strada fra Kanab e Page è fantastica: guidiamo di nuovo in una piana sterminata, circondata da imponenti formazioni rocciose. Nella distanza davanti a noi vediamo diversi temporali, con tanto di lampi. Finiti i temporali emergono due arcobaleni, uno verso destra e uno verso sinistra.

Arriviamo a Page verso le 9: poiché siamo all'estremità Ovest della fascia del fuso orario, qui fa buio molto più tardi. A Page c'è una diga che forma una sorta di lago artificiale (Glen Lake). Il canyon attorno a Glen Lake sembra anch'esso interessante, ma a questo punto non abbiamo tempo, e ci immettiamo sulla strada che taglia attraverso la terra dei Navajo. Pare che sia una strada panoramica, ma l'oscurità ci nega il panorama.

Ci fermiamo in una cittadina chiamata Kayenta, nel cuore della terra dei Navajo, con la speranza di vedere un po' delle loro terre all'indomani.

Friday, August 06, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 2

Primo segmento in auto della mattinata: ci piange il cuore, ma dobbiamo lasciare la bellissima Beatty. Dopo un paio d'ore siamo a Las Vegas dove completiamo due rapidissime missioni al Caesar Palace:
1) acquisto di uno di quegli apparecchi per trasmettere la musica dall'iPod/iPhone all'autoradio via FM.
2) pranzo da Spago (uno dei ristoranti dell'impero di Wolfgang Puck).

Siamo rimasti molto soddisfatti dai risultati di entrambe le azioni. E davvero la musica ha allietato le lunghe ore di macchina (specie il pezzo in cui ho detto ad Angeline: ok adesso ti canto tutto Siamese Dream degli Smashing Pumpkins, vedrai sara' bellissimo ).
Partiamo da Las Vegas alla volta di Zion. A parte un leggero intoppo con la temperatura esterna a 2000 gradi:


arriviamo senza problemi. In questa occasione, lasciamo il Nevada e dopo un brevissimo tratto nell'angolo Nord-Ovest dell'Arizona, arriviamo in Utah.

La strada per arrivare al parco è quasi bella quanto il parco stesso.



Zion e' fondamentalmente un Canyon ad un'altura intermedia fra Bryce (che visiteremo domani) e il Grand Canyon (che visiteremo chissa' quando). La versione americana del tour nel parco nazionale di solito dura vari giorni e include una tenda e varie escursioni. Noi abbiamo solo cinque ore, ma ci facciamo valere. Scegliamo la passeggiata delle Emerald Trail pools, che comunque ci regala un paio di scorci molto belli:







Una volta scesi continuiamo fino alla fine del parco. L'autista dello shuttle che ci riporta indietro, verso le 9, si ferma in vari punti per farci vedere gli animali che escono per la notte (avvistamento principale sono i cervi, ma è troppo scuro per fare foto).

Ci fermiamo a dormire a Springdale, UTAH, la cittadina che è proprio alle porte del parco. Domani attraverseremo il parco di nuovo per avvicinarci a Bryce.

Wednesday, August 04, 2010

Diario di viaggio. Giorno 1

Alla fine il viaggio da Berkeley a Chicago è andato proprio come l'avevamo pianificato (o quasi). Partenza Lunedì 26 da Berkeley verso mezzogiorno, dopo aver completamente riempito la macchina. Puntiamo ad Est, e all'inizio bisogna fare molta autostrada (più avanti la eviteremo a favore di rotte più caratteristiche).

Arriviamo alle porte di Yosemite verso le 4. Mi ricordo che l'ultima volta che sono stato qui correva l'anno 2002 ed ero in vacanza con la mia famiglia--alla fine del mio primo anno negli USA. Questa volta a Yosemite non ci fermiamo. Puntiamo dritto invece, uscendo dopo un paio d'ore d'ascesa verso il lato Est del parco. Dentro a Yosemite c'è una strada semideserta che porta ad uno dei punti più alti del parco. Come capiterà spesso nel viaggio, a salita pazzesca segue discesa pazzesca, che ci porta a Mono Lake.

Vi avevo detto che Mono Lake era un lago salino. Beh ecco, non solo: innanzitutto la sostanza contenuta nel lago ha alto gradiente alcalino (???? la roba che sta nelle pile alcaline...). In secondo luogo, beh, si tratta di uno spettacolo incredibile. Una delle cose affascinanti dell'interno degli stati uniti--specialmente il sud-ovest--sono paesaggi che sembrano non fare parte del pianeta terra. Mono è uno di questi.








Sono le 7 di sera, forse le 8, e dobbiamo ripartire. Cominciamo a capire che non arriveremo a Las Vegas, che dista ancora 330 miglia (circa 500 chilometri). Ma siamo ancora in California e puntiamo verso Sud per fare progressi. Arriviamo ad una città che si chiama Bishop (credo sia la città turistica più vicina alla death valley). Bishop non sarebbe una destinazione pessima per la nostra prima notte, ma sono le 9 passate da poco e abbiamo ancora un po' di energia per continuare. La ignoriamo.

Nel frattempo si fa completamente buio e la prossima tappa è l'attraversamento di una catena di montagne (piccole, ma montagne) oltre la quale si trova il Nevada. Ora, immaginate una di quelle strade di campagna che attraversano l'Appennino. Però immaginatevela americana: togliete ogni sembianza di civiltà. Togliete i borghetti, le frazioni, le cittadelle. Togliete tutto e rimpiazzate con cervi, conigli e cespugli. Avrete un'idea di quello che ci troviamo di fronte.

La strada ci riserva un centinaio di chilometri di curve, dossi e quelli che sembrano essere fianchi di montagne. Dico "sembrano" perché in piena tradizione americana, non c'è protezione sul lato della strada. Io mi diverto anche a guidare qui, ma allo stesso tempo prego che la macchina non si fermi (a) in piena notte (b) in pieno deserto (c) facciamo pure: in mezzo alle montagne nel deserto (d) senza alcuna ricezione cellulare.

Comunque va tutto bene, arriviamo fino a una grande arteria del Nevada--una strada che, se ho capito bene--connette la capitale della roulette a doppio zero (Reno) alla capitale della roulette a zero singolo (Las Vegas).

Decidiamo di fermarci a Beatty, anche se non abbiamo alcuna idea di cosa ci aspetti (flash forward: il giorno dopo chiediamo a un tipo dove possiamo comprare un caffè a Beatty: mah, non saprei, forse dal benzinaio).

Beatty è annunciata da... un bordello. Non ho la prontezza di spirito per fare la foto al fantastico cartello, ma per fortuna ci ha pensato qualcun altro [ecco il link].

Troviamo posto in un motel che sta sopra a un casinò e ci fermiamo per la notte.

Domani si punta a Las Vegas per una sosta breve, e poi a Zion, il primo di tre parchi che vedremo in questo viaggio.

Thursday, July 22, 2010

Preparativi

Mentirei se vi dicessi che io Angeline abbiamo cominciato a preparare il nostro imminente viaggio in auto da San Francisco a Chicago nei dettagli.

Ma un piano d'attacco generale ce l'abbiamo, e, ai fini di questo post, posso fare finta che il piano esista. Eccovelo:

26 Luglio.

Partenza dopo pranzo da Berkeley.
Tappa turistica: Mono Lake un lago salino immediatamente al di la' delle Sierras.
Fermata: Penso dormiremo in un motel sulla strada fra Mono e Las Vegas.


27 Luglio.

Nel secondo giorno si punta all'Utah con tappa turistica lo Zion national park.

28 Luglio

Il terzo giorno non vedra' gran progresso sul fronte dei chilometri. Puntiamo solamente a visitare il North Rim del Grand Canyon e probabilmente guidare qualche ora dopo la chiusura del canyon.

Angeline voleva boicottare l'Arizona a seguito della legge anti-immigrazione di cui forse avrete sentito parlare, ma io non me la sono sentita di mancare il Grand Canyon per l'ennesima volta.

In serata, dopo la chiusura del parco del Grand Canyon penso faremo qualche chilometro per tornare verso lo Utah.

29 Luglio

Qua invece speriamo di fare un buon progresso in termini di chilometri. Puntiamo direttamente alle Montagne rocciose, passando per le riserve Navajo. Credo pero' ci fermeremo prima di Denver---magari in una delle vecchie mining towns come Ouray.

30 Luglio

passaggio e pranzo a Denver e si punta dritti ad Est. Da qui in poi il paesaggio diventa un po' meno scenico e la nostra strada si fa piu' diretta.

Da Denver a Chicago sono 1500 chilometri di Nebraska ed Iowa, che penso faremo in due tappe.

Friday, July 16, 2010

Saggezza

Appena arrivati in Norvegia provo a prelevare un centinaio di euro in corone norvegesi dal bancomat. Uso la carta americana.

Your card is not authorized for this transaction.

Provo di nuovo. Niente.

Ci pensa mio fratello e per il resto del viaggio lo ripago pagando con carta di credito (quasi) tutte le altre (esorbitanti, essendo noi in norvegia) spese.

Tornato a Roma, dopo un altro tentativo fallimentare, chiamo la Chase. Mi preparo un tono severo, sarcastico e un po' incazzato.
Aspetto in linea i tradizionali 20-25 minuti.

(nota 1: ma lo sapevate che via skype si possono chiamare i numeri 1-800 gratuitamente anche dall'estero?).
(nota 2: una persona che ogni tanto legge questo blog mi ha assicurato che queste attese al telefono non sono per niente democratiche. io devo essere abbastanza offensivo agli occhi della MegaAutorita'Segreta perche' aspetto sempre una cifra e, quando la ottengo, la linea casca SEMPRE).

Vengo trasferito un paio di volte, fino a che non arrivo al fraud department. Eseguo la mia recita severa, sarcastica e un po' incazzata. E il tipo, impassibile, mi risponde:

Sir, the reason your card got blocked was that you tried to withdraw 1097 dollars and 753 dollars in Norwegian Crowns in a country you had never visited before. Your limit per transaction on that card is $500.

Azz. Io ero convinto di aver cercato di prelevare circa 100 e 75 rispettivamente.

Va a finire che la Chase la devo pure ringraziare per aver evitato che finissi con troppe corone norvegesi fra le mani

Wednesday, July 14, 2010

Mantengo le promesse

Dopo il solito iato estivo (dovuto alla disastrosa Coppa del Mondo: ignorando l'Italia, finale forse fra le due squadre che detesto di piu'), si torna riagganciandomi un po' ai contenuti dell'ultimo post.

Prima di tutto vi avevo proposto una foto dei cavalli (?) a due passi dal centro di Chicago. Ed eccoli:

Si vede alle spalle la Hancock Tower che e' uno dei landmark di Chicago.

Alcuni avevano espresso un po' di curiosita' circa il perche' avessi bisogno di comprare un vaso: ebbene ho fatto un salto nel mondo della natura. Non mi sono mai preso cura di una pianta, ma un giorno di maggio ho deciso di sperimentare comprando una pianta di basilico.

Mi sono divertito moltissimo a farla crescere e a mangiucchiarla (ma quanto e' grande una cosa che piu' la mangi e piu' cresce !!!!).

Per aggiungere un carico da 200, quando mia madre e' venuta in visita, ha comprato una pianta di pomodoro (che richiede ahime' molta piu' acqua e attenzione).

Purtroppo il viaggio di quasi un mese e mezzo in Italia quasi sicuramente distruggera' entrambe le piante. Vabbe'. Amen.

Concludo con una foto panoramica di Bergen, Norvegia, dove io e mio fratello siamo appena andati in una fantastica (anche se brevissima) vacanza (perdonate la qualita' iPhone, mio fratello ha le foto vere):




Alcuni appunti sul pezzettino di Norvegia che abbiamo visto:
- per alcuni aspetti e' lo stereotipo della nazione nord-europea. case di legno, tetti spioventi, gente nordica.
- forse d'estate e' piu' bello provarla andando in campeggio (fra l'altro: campeggio libero permesso in tutta la scandinavia).
- ma che figata e' il sole alle 23:00!
- i fiordi: roba seria (anche se secondo Edoardo somigliavano un po' a dei canyon che ci sono anche in Messico)!

Wednesday, June 09, 2010

...in cui si tratta della comprovata non-cecita' della sfiga.

Domani torno in Italia, dicevo. E oggi avevo deciso di celebrarlo a questo modo facendo la strada dall'universita' a casa in bici (stiamo sui 23-25 km). Ho portato la bicicletta in treno fino ad Evanston, con l'idea di tornare sulle due ruote.

Segue il diario dell'avventura.

Ore 5:30 PM. Armato di un buonumore sensazionale esco dal dipartimento e mi avvio alla volta di casa.

Ore 5:31 PM Il buonumore compensa la scomodita' della situazione: in spalla ho lo zaino con il laptop e due libri che vorrei portare con me in Italia, e per non avere un aspetto ridicolo avevo deciso di andare in universita' con dei pantaloni lunghi (che in lunghe corse in bici sono scomodi assai).

Ore 6:16 PM. Attorno ai 2/3 del percorso, poco dopo lo zoo di Lincoln Park, esco dalla pista ciclabile che e' sul lago Michigan e mi avvio verso l'interno. Progetto: fare un salto dall'Home Depot per comprare un vaso (questa ve la racconto separatamente), e poi finire l'ultimo pezzo della strada.

Ore 6:18 PM. Mi rendo conto di essere uscito un po' troppo a Sud per l'home depot. Amen.

Ore 6:30 PM. Sento uno schioppo e una sensazione familiare di scomodita' nella corsa della bici.

Ore 6:30:02 PM. %$%%#@%%#@@#$%%%%% Ruota bucata.

Ore 6:31 PM. Mi guardo un po' intorno per capire come tornare a casa. Mi dico: "hm, la Sears Tower e' vicina. Io abito vicino alla Sears Tower. Magari me la faccio a piedi, saranno una ventina di minuti.

Ore 6:40 PM. Passo in mezzo a Cabrini-Green, una zona di Chicago con una storia agghiacciante e incredibile che vi raccontero' un'altra volta. Vedo un isolato in cui ci sono quattro cavalli. Potrebbe essere un'allucinazione, ma ho fatto una foto ai cavalli.

Ore 6:51 PM. La Sears Tower pare sempre alla stessa distanza. A questo punto mi ricordo: la Sears Tower e' il piu' alto grattacielo negli USA.

Ore 7:30 PM. La ventina di minuti in realta' era piu' un'ora in pieno sole, con lo zaino, i pantaloni lunghi, la bicicletta con la ruota bucata e il sudore della corsa. Arrivo a casa completamente esausto.

Per fortuna domani parto. La bicicletta si riparera' in Agosto. :)

Tuesday, June 08, 2010

Giusto in tema

... la pubblicita' della Nike per i mondiali (affidata al regista Alejandro Gonzalez Inarritu) e' fenomenale. Per tornare al tema del post precedente, pur essendo chiaramente intesa come una pubblicita' "globale", strizza un po' l'occhio al mercato americano...

Ecco il link, perche' va vista in HD

Fantastico cameo di Roger Federer che viene distrutto a ping-pong da Rooney, in uno dei momenti chiave dello spot.

Monday, June 07, 2010

Mondiali e USA

I mondiali di calcio sono in arrivo e sono una delle ragioni principali per cui il vostro tornera' in Italia e ci stara' un mese e mezzo.

Siccome vi immagino un po' casuali nel vostro interesse sportivo, volevo lasciarvi qualche nota di colore su Mondiali e USA

Questi sono i primi mondiali che verranno seguiti con interesse mediatico di primo piano negli USA.
- Chicago e' tappezzata di orrendi manifesti della ESPN che pompano l'evento internazionale.
- Se ne parla durante le telecronache dei playoff NBA.
- La prima partita degli USA e' contro l'Inghilterra. E' stata pompata in lungo e in largo: oltre agli innumerevoli riferimenti all'indipendenza, pare che, in epoca antidiluviana (anni '50 o qualcosa del genere), gli USA abbiano battuto l'Inghilterra in una partita dei mondiali--the greatest upset in world cup history, come dicono qui.
- La stessa ESPN ha (presumibilmente) coperto di denaro Nate Silver (il tipo che aggregava i sondaggi su fivethirtyeight.com durante le presidenziali del 2008) per mettere in piedi una sorta di modello statistico del calcio (breve recensione: Silver non c'ha capito una sega, se dovessi usare le sue "percentuali di vittoria" per fare delle scommesse lo metterei in mutande).

In sostanza, gli Americani ancora non capiscono molto, ma la buona volonta' c'e', cosi' come il desiderio di appassionarsi.

Eppure... l'idiozia della FIFA potrebbe distruggere tutto. Pare che in Sud Africa viga la tradizione di portarsi alla partita delle trombette monotonali ("vuvuzelas") e suonarle in continuazione. Non so se le avete sentite l'anno scorso alla Confederations Cup, ma fanno praticamente il suono di uno sciame di zanzare delle dimensioni della via lattea. Lo per tutta la partita, senza soluzione di continuita'.

La FIFA ha deciso di non vietarli: ogni appassionato di calcio dovra' sopportare di vedere la partita accompagnato dalla marcia delle cavallette.

Buon divertimento.

Monday, May 31, 2010

Manifestazioni

Questo post e' "in canna" da quasi un mese, ma non ho mai avuto tempo per scriverlo. Il 1 Maggio e' passata sotto casa mia la piu' grande manifestazione che io abbia mai visto negli USA.

Dovete sapere che io non sono proprio un tipo da manifestazione: non sono politicamente apatico (anzi ho sin troppe opinioni), e' che a parte in casi estremi la dimostrazione simbolica non m'intriga quanto il dibattito razionale.

In parte, ovviamente, e' deformazione professionale. Pero' le manifestazioni m'intrigano come fenomeni di colore, e il colore negli USA e' di solito un po' scialbo.

Il problema fondamentale e' che alle manifestazioni vanno in pochissimi. Il mio primo anno a Berkeley ricordo che un giorno ci furono due manifestazioni ai lati opposti del campus (una pro-palestina e una pro-israele: in piena tradizione americana la polizia fece si' che non s'incontrassero).

Le ricordo entrambe e c'erano forse 1000 persone in tutto (erano in piu' a quella pro-palestina).

Lo stesso vale per le manifestazioni al di fuori dell'universita': 500 persone in una piazza (di solito la piazza del municipio) con qualche cartello a spiegare le ragioni della protesta.

E' per questo che il primo maggio sono rimasto colpito dall'enorme manifestazione che e' passata sotto casa mia.
Protestavano contro la legge anti-immigrazione dell'Arizona ed erano letteralmente migliaia.

45 minuti abbondanti di corteo, l'immagine non rende loro giustizia ma erano davvero tantissimi!



E poi, proprio verso la fine, e' passato un cartello che proprio non potevo mancare.

Sunday, May 16, 2010

"I gotta go to a meeting."

Sono sparito ma ci sono ancora, mezzo sepolto dal mare d'impegni.
L'incazzatura della settimana mi e' venuta sul treno. Stavamo per arrivare in stazione ad Evanston. Tutti tranquillamente in fila per uscire, e una tipa comincia a sgomitare. Giuro sposta, una vecchietta con tanto di bagaglio.

A questo punto un tipo le fa notare l'ovvio: dobbiamo tutti scendere alla stessa fermata. A questo punto lei si raddrizza (la posizione precedente era un tentativo d'incunearsi fra i due tipi), sfodera un'espressione che piu' acida non si puo' e grigna: "Yes, but I gotta go to a meeting".

Ora se avesse detto: "Yes, but I need to catch another train", o "yes, but I need to save the world", ci sarei pure stato. Ma un meeting???? Mi stai dicendo che ridurre di 5-10 secondi il tuo ritardo nel meeting giustifica asfaltare l'intera fila di passeggeri?

Wednesday, May 05, 2010

Il libretto

Ieri sera pensavo: "non sarebbe piu' facile dare i voti agli studenti se sapessi che voto si aspettano?". E a quel punto mi e' tornato i mente che i professori in Italia hanno modo di sapere il voto che lo studente si aspetta: il libretto.

Quando ero studente avevo accettato la pratica del libretto come l'ordine naturale delle cose. A distanza di una decina d'anni, e di un oceano, mi pare una prassi completamente assurda.

Come molte cose in Italia serve a facilitare decisioni difficili (credetemi, dare una B+ o una A- negli USA e' spesso una decisione difficile), ma in un modo completamente bizarro.

Per prima cosa si istituisce una sorta di status quo (i miei genitori mi ripetevano sempre: "e' importante andare bene nel primo anno"), e il libretto viene usato negli anni successivi per perpetuarlo.

Quando ho fatto l'universita', in realta' c'erano diversi professori "illuminati" che si rifiutavano di guardare il libretto prima di dare il voto.

In secondo luogo, non ha alcun senso usare il risultato di un esame X per pregiudicare l'esito dell'esame y.

Infine, l'uso del libretto e' particolarmente iniquo verso quegli studenti che cominciano l'universita' senza troppa convinzione, ma acquisiscono interesse e motivazione con il corso degli anni (a giudicare dall'universita' americana, ce ne sono tanti).

Angeline mi dice che uno dei suoi professori predica che il sistema di educazione americano e' il sistema che continuamente offre seconde chance. Probabilmente vero, ma mi piacerebbe vedere un sistema di educazione in Italia che sia piu' rispettoso della performance individuale dello studente.

[poi un'altra volta parleremo dei "quadri" nella scuola superiore, e di come sia completamente inimmaginabile per un americano rendere pubblica l'informazione che uno studente e' stato bocciato]

Thursday, April 22, 2010

Sono appena tornato dalla partita della nostra squadra nel torneo intrauniversitario (abbiamo perso 4-0, ma giocando con un uomo in meno e nel complesso senza neanche fare troppo schifo).

Apparentemente uno degli "avversari" ha detto a un mio compagno "who is the old guy with the really good footwork?" ("chi e' il vecchio dal tocco eccellente?")

Ahem... parlava di me. Grazie mille per i complimenti, ma vecchio ce sarai.

E' incredibile come agli occhi dei 19enni la differenza fra 30 e 50 anni sia praticamente impercettibile...e effettivamente ricordo i primi anni all'universita'---in cui gli "assistenti" sembravano appartenere a una categoria completamente diversa.

Monday, April 12, 2010

Jim Lahey e' un genio

Devo distrarmi un po' che stamattina ho fatto un mezzo casino con le tasse (si' si', lo so, voi le avete fatte due mesi fa: io vivo una vita disorganizzata. ok?).

Allora, se chiedete ad Angeline della relazione dei Cariani con il pane, la vedrete mettersi le mani fra i capelli e sghignazzare. Nell'ordine, vi raccontera' che:
(i) spesso e volentieri il sottoscritto cerca di saggiare la consistenza della crosta del pane (nei supermercati, e senza toccare la pagnotta, ma toccando la carta).
(ii) di come mia madre non la finiva piu' di ripetere che il pane che aveva comprato al supermercato era "moscio" (e' cosi' che Angeline ha imparato il significato della parola "moscio", e ormai e' diventato lo standard: "moscio, come il pane in america").

Forse Angeline ha ragione a prenderci in giro. La verita' e' che negli USA la gente che sa fare il pane c'e', ma e' difficile da trovare. Specie al supermercato il pane e' spesso troppo gommoso. Ma c'e' un nugolo di rivoluzionari che cerca di fare il pane come si deve.

Jim Lahey e' al comando della rivoluzione.

Dalla sua ricetta per il No Knead Bread (pane senza lavorazione manuale) ho imparato a cucinare il pane in un modo straordinariamente semplice. La ricetta la trovate qui (link New York Times). L'ho fatta una buona dozzina di volte ed e' incredibilmente efficace. Provateci, e vi scoprirete panettieri in un attimo.

Ieri pomeriggio, per onorare Lahey (ormai assurto allo status di eroe), ho deciso di comprare il suo libro: My Bread che contiene variazioni sulla ricetta originale, ricette per la pizza e panini. Ho cominciato a leggerne la parte pre-ricette ed ho trovato un paragrafo che potrebbe essere il mio manifesto intellettuale:

Good bread should be a masterpiece of contrast, crackling as you bit through the browned, malty-smelling crust, then deeply satisfying as you get to the meaty, chewy crumb with its distinct wheaten, slightly acidic taste.

(hmmm... fra parentesi questi enunciati con accumulazione di aggettivi/participi sono notoriamente difficili da tradurre dall'inglese in italiano).

Il libro sembra davvero molto bello. Vi tengo aggiornati sulle ricette.

Nel frattempo, ieri sera ho finalmente incontrato l'Emigrante , in citta' per lavoro. L'ho portato a mangiare l'hamburger al Gage.Per restare in tema di matematica culinaria:

Gage Burger + Napa Cabernet Sauvignon = Win

Ovviamente ci siamo fatti una bella chiaccherata. Come lui sottolinea nel post simmetrico a questo, e' buffo conoscersi di persona, perche' si sanno tante cose dell'altra persona via blog, pero' non ci si e' mai visti di persona. Da un giorno all'altro, il torrente di caratteri diventa una persona con una fisionomia precisa, una voce, etc. Bello.

Vi saluto con una foto che ho scattato ieri allo zoo di Chicago (nel Lincoln Park, il piu' grande dei parchi di Chicago c'e' uno zoo ad ingresso gratuito):

Il coccodrillo era stato appena svegliato da un gruppo di turisti un po' incauti a fotografarlo con il flash. Ho colto l'occasione per un primo piano (ma senza flash :D)

Sunday, April 04, 2010

Il cliente...

Vi abbiamo fatto una capoccia cosi' su come il cliente negli USA abbia sempre ragione.
Il post di oggi e' su come questa fissazione sia estesa anche a megacorporazioni.

Banana Republic vende vestiti, e' parte del mega-impero GAP e credo si trovi solo negli USA e nelle loro colonie. Diciamo che e' un gradino sopra Zara e un gradino sotto Hugo Boss, nel settore "commerciale da uomo". Per questa ragione, non ci vado quasi mai: per le cose economiche non e' abbastanza economico. Per gli acquisti "seri" non e' abbastanza serio.

Da qualche mese che avevo deciso di avere bisogno di una nuova giacca, dal colore un po' piu' chiaro. Ora Banana Republic produce una linea leggermente piu' hip chiamata Monogram .

Faccio un salto Sabato, prima di andare a cena con la mia amica Giulia, Demonio Pellegrino e consorte. Trovo una giacca che mi piace, scontata del 25%. Randy, un commesso simpaticissimo che "a orecchio" sembra venire dall'Africa francofona, sostituisce Angeline---nel senso che mi da' un po' d'indicazioni su come mi sta da dietro, mi aiuta a valutare la lunghezza delle maniche etc.

Pero' mi secca fare l'acquisto immediatamente e portare la busta al ristorante. Chiedo a Randy se lo sconto dura fino al giorno successivo. Lui mi dice "si'".

Oggi ritorno, e appena mi vede, da lontano Randy viene verso di me, apre un sorriso a 32 denti e mi dice: "ah, eccoti tornato! non so se hai gia' sentito, ma hanno cancellato lo sconto!" (parentesi: i saldi in america non hanno un periodo prederminato: hanno inizio e durata completamente imprevedibili)

Ed era vero. Tutte le targhette "25% off" erano sparite.

"pero'", Randy continua, "mi sono assicurato che nel tuo caso te lo facciano, perche' ti avevo detto che sarebbe durato fino ad oggi".

Ma sei o non sei un grande!?!?!

Saturday, April 03, 2010

La settimana

Nei commenti al post precedente, nonsisamai era incuriosita da come si possa essere completamente fisicamente a pezzi insegnando Filosofia. Beh:

Questa settimana ho insegnato per circa 6 ore (e in piu' dato una presentazione il Venerdi': oggi riposo completo e bistecca alla steakhouse :D).

Poiche' e' la prima volta che insegno questi corsi, ogni ora d'insegnamento richiede 4-5 ore di preparazione.

Per farla breve, unito a tutti gli altri doveri, questo significa:

1) giornate di lavoro super-intense nei giorni pre-insegnamento.
2) troppo poco sonno (per cercare di finire tutto si sacrifica "l'inessenziale").
3) infine, io insegno tutto stando in piedi: sebbene cerchi di limitare i movimenti mentre parlo (un tizio belga venne a Berkeley a spiegarci che muoversi durante una presentazione e' informational noise), stare in piedi per tre ore stanca (pensate a quella sensazione nella gambe quando andate al museo).

In aggiunta, c'e' l'aspetto psicosomatico. Quando sono sotto stress, la fatica mentale diventa fatica fisica, e credo questo sia successo questa settimana.

Vi saluto con una foto: in California si scia vicino al Lake Tahoe, al confine con il Nevada (il lago dove Michael fa uccidere Fredo ne Il Padrino 2). Lo scorcio del lago mentre si scia e' fenomenale.

Wednesday, March 31, 2010

Spoiled Brats

Ieri e' stato il mio primo giorno d'insegnamento dopo tutti questi mesi a Northwestern, e mi ha completamente distrutto fisicamente. Insegnare e' tipo un'attivita' sportiva: ricominciare dopo una pausa e' sempre faticosissimo.

Ma non e' di questo che voglio parlarvi, ma di me--se sono o non sono una persona immorale. Qualche tempo fa, ci fu una proposta in dipartimento. Il problema era che quando andiamo in giro per una conferenza, ovviamente, si viene rimborsati. La proposta veniva dal nostro staff che chiese se, invece di "depositare" un pacchetto di scontrini e ricevute, potevamo avviare da noi la procedura di rimborso, cosi' da ridurre il loro carico di lavoro.

Neanche a dirvelo. Io stavo con lo staff. Dopotutto loro sono quelli con il lavoro piu' strutturato e, di solito, meno pagato nell'universita'.

Pero' onestamente, ora cominciano un po' a girarmi le balle, perche' il software non e' per niente intuitivo, ed e' chiaramente pensato per persone che lo usano tutti i giorni. Fatto sta che io lo uso in modo completamente inefficiente.

Insomma, sono un viziato (spoiled brat).

Tuesday, March 16, 2010

Il chitarrista scalzo.

Vedo un trend nella scena jazz / rock un po' piu' indipendente che non mi piace. Il trend e' il chitarrista scalzo. Il chitarrista arriva al concerto, si siede, si toglie le scarpe e suona.

Alcune ragioni per opporsi a questo trend:

1) amor proprio, ecchecavolo.
2) calzini bucati.
3) calzini di spugna.
4) in alcuni club, tipo il Green Mill, alcuni tavoli sono a mezzo metro dal palco.sto piede dondolante a venti centimetri dalla mia faccia fa un po' schifo.
5) daiiiii, le scarpe sono uno degli indumenti piu' interessanti per creare uno stile.

Saturday, March 13, 2010

Catastrofine

Insomma, succede che di ritorno dal panettone Oregoniano abbia dovuto subire il furto del mio amatissimo MacBook Pro.

Non vi tedio con i dettagli perche' l'ho gia' fatto

su Yelp!

Alla fine, il danno e' relativamente poco, niente dati persi, computer assicurato dall'universita', franchigia semplicemente ammortizzata dal mio fondo di ricerca.

Il vero danno e' che nell'attesa del mio rimpiazzo ho dovuto "adottare" un computer su base temporanea (e' impossibile fare il mio lavoro senza computer). Per farla breve, mi sono fatto tentare dalla mania dei netbook e ne ho preso uno (HP mini).

Alcune osservazioni:
1) Erano sette anni che non usavo una macchina basata su Windows per lavorare, e vedo con dispiacere che poco e' cambiato. Antivirus invadentissimo, Windows si lamenta in continuazione del fatto che le cose che faccio non sono sicure (oddio sto per aprire "Kindle for PC", sara' sicuramente pericolosissimo...); l'unico vero passo avanti e' che ora il computer cerca i driver per le periferiche automaticamente.

2) Sara' che ero abituato al Macbook Pro che andava "a mazzetta", ma i Netbook sono macchine davvero scarse. Ora capisco molto meglio la scelta di Apple di produrre l'infamatissima (anche da me) iPad. Inizialmente, non capivo perche' avessero deciso di fare una macchina tanto limitata nelle sue capacita', ma ora vedo che i Netbook non sono molto diversi.

Fondamentalmente, i Netbook sono grossi iPod touch, piu' comodi per scrivere, con l'aggiunta di Flash (che i vari iPod/iPad/iPhone non possono usare) e (limitate) capacita' di multi-tasking.

Saturday, March 06, 2010

Il Monte Scapolo

Siamo in montagna al Mount Bachelor, in Oregon. Tre giorni di sci prima di tornare al lavoro. Devo dire sono rimasto davvero positivamente colpito dalla locazione. Per essere una montagna isolata il Mt. Bachelor ha una varieta' incredibile di piste. Ogni singola seggiovia ha 4-5 piste principali, ciascuna con varie diramazioni, tutte sciabili.

Cliccare per la versione ingrandita.

Certo, le piste non sono lunghe come alcune delle piste che ricordo in Alto Adige, ma sono certamente piu' lunghe delle tipiche piste appenniniche.

Inoltre:

1) Da quello che ricordo della Val Gardena, sulle piste migliori (spesso esposte sulla facciata Nord) si formavano, specie nel pomeriggio, consistenti quantita' di ghiaccio. Questo week-end, di ghiaccio ne abbiamo incontrato pochissimo, anche sciando sulla facciata Nord.

2) Al Mt. Bachelor, praticamente non c'e' mai fila (ma forse oggi che e' Sabato sara' diverso).

3) La classica attitudine americana da "il cliente ha sempre ragione, anche quando chiede cose irragionevoli" vince anche qui: i biglietti per le seggiovie costano meno nei giorni di cattivo tempo, e quando comprate un biglietto per 3 giorni, potete usarlo in uno qualsiasi dei sei giorni successivi (chissa' magari questa non e' una differenza USA-Italia, ma una differenza fra quando andavo a sciare coi miei 15 anni fa e oggi).

4) Dato che non e' una destinazione "famosa", i biglietti, anche nei giorni di sole, hanno prezzi assai ragionevoli.

5) Neve naturale in abbondanza (solo una pista ha i "cannoni" per la neve artificiale, e mi sembravano attualmente inutilizzati).

Si' si', sono proprio soddisfatto!!

Infine, non per tirarmi un po' di sfiga addosso in quest'ultimo giorno, ma dopo 2 giorni di sci il ginocchio tiene benone.

Monday, February 15, 2010

Gentilezze

A Chicago, come forse raccontavo in precedenza tutti gli edifici hanno due porte. Uno sempre aperto per toglierti dal freddo mentre cerchi le chiavi, e uno che e' il vero e proprio portone.

Questo fa si' l'atto di aprire la porta ad un'altra persona sia spesso privo di alcun significato--nel senso che non conta come una 'gentilezza'--perche' nella quasi totalita' dei casi l'altra persona deve aprire la seconda porta per te.

E ovviamente fare la corsa per aprire anche la seconda porta e' fuori discussione, a meno che non si tratti di una persona anziana.

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In altre novita' sono stato al mio primo concerto hip hop. Eh si', dopo letteralmente centinaia di concerti rock, jazz e classica ho scavalcato la barriera e sono andato a vedere, con il mio collega David il concerto di Mos Def + DOOM. E forse non ne valeva la pena.

Sebbene avessimo gia' i biglietti, abbiamo fatto un'ora di coda per entrare--coda ovviamente fatta nel solito freddo (circa -5 gradi) permanente cui ormai siamo abituati.

Comunque alla fine ce siamo entrati con *abbondante anticipo* sul concerto: eh gia' perche' "Gates Open at 7, Opening Act starts at 8" significava che c'erano una mezza dozzina di DJ andati avanti fino praticamente alla mezzanotte.

A mezzanotte la gente ha cominciato a spazientirsi e a tirare un po' di tutto sul palco.

Mos Def e' salito sul palco a mezzanotte e mezza. E non mi e' piaciuto. Sebbene abbia ascoltato alcuni suoi dischi e li trovi OK, la sua voce dal vivo era davvero troppo impastata e carica di toni medi per riuscire bene dal vivo.

DOOM, un rapper che va sempre mascherato e i cui dischi (prestatimi da David) invece mi piacciono davvero, ha fatto un concerto brevissimo: cominciato all'1 e finito all'1:30... oppure no?

A quanto pare questo losco figuro e' famoso per aver mandato un sosia a fare diversi concerti al posto suo. E la gente praticamente ne ha dette un po' di tutti i colori, che non era lui, che la performance era in playback e chi piu' ne ha piu' ne metta. Quel che e' peggio e' che probabilmente tutti questi scettici avevano ragione.

Mi sa che per quanto riguarda i concerti tornero' sulla vecchia strada, ma questo DOOM, in versione registrata, il suo perche' ce l'ha.

Saturday, February 06, 2010

Il tunnel emotivo.

Ieri ho giocato a Basket con degli undergraduates e mi hanno distrutto. Il mio problema e' che a Basket non gioco abbastanza spesso per avere un tiro preciso. Pero', sapendo giocare ad altri sport, riesco spesso a liberarmi abbastanza facilmente per avere un tiro completamente non marcato e relativamente vicino. Ovviamente, sbaglio. E a ogni nuova azione la difesa avversaria mi regala piu' spazio. Sempre piu' spazio. Sempre piu' pressione. E sbaglio di nuovo. Argh!

Friday, February 05, 2010

Studiare in America (2)

Allora vi ho detto dei problemi. Nel post di oggi una serie di accorgimenti per ridurne l'impatto. Nel prossimo capitolo un po' di strategie bastarde

P. deve fare domande realistiche.

Se non ha soluzioni ovvie ai problemi che ho elencato nel post precedente, e' inutile che P. faccia domanda nel dipartimento n.1 e ambisca a studiare con i premi nobel (chesso' diciamo a Harvard--e' solo un esempio, il dipartimento #1 cambia da campo a campo, e in filosofia non e' Harvard).

I dipartimenti nella top 5 si possono permettere il lusso di ignorare tutte le domande che appaiono meno che perfette. In questo modo, cercano di massimizzare le chances di ottenere gli studenti migliori.

Mi ricorda un po' un annuncio che lessi nella sezione "Dating" di Craigslist. C'era una tipa che elencava fra le qualita' necessarie per andare a un appuntamento con lei, che l'uomo guadagnasse piu' di $100000 l'anno. I dipartimenti top funzionano un po' cosi'.

D'altro canto, universita' con un ranking un po' piu' basso (in Filosofia questo accade particolarmente al di fuori della top 15) cercano i loro studenti in modo un po' piu' creativo. Sanno che, in molti casi, non possono ammettere gli studenti che sembrano migliori "on paper" e cercano di massimizzare la probabilita' di trovare gemme nascoste (ad esempio il nostro P.).

Per farvi un esempio, il dipartimento in cui sono ora, che e' assolutamente eccellente ma fuori dalla top 20, cerca studenti che siano o particolarmente motivati nelle aree di forza oppure studenti che per qualche ragione passano inosservati. Gli studenti stranieri sono un esempio della seconda categoria.

Il mio suggerimento dunque e' di fare un paio di domande ambiziose (top 5-top 10), qualche domanda di fascia intermedia (10-30) e un paio di domande di "riserva" (sotto al 30).

Questo e' un grosso errore che io feci all'epoca delle mie domande: feci domanda soltanto in dipartimenti nella top 5 + Berkeley (che era un po' piu' in basso). Non a caso, entrai solo a Berkeley.

Conviene che P. faccia domanda per dipartimenti in cui ci sono professori italiani.

Ovviamente non e' detto che il professore italiano finisca nel comitato di ammissione (il dipartimento di solito delega a un gruppetto di colleghi di lavorare alle ammissioni). Tuttavia, specie se il professore italiano e' nelle aree d'interesse di P. spesso vale la pena di far si' che venga contattato dal relatore di P oppure da P. stesso, se il relatore non se la sente.


P. deve cercare gli anglofili nella sua Universita'

Ogni dipartimento in Italia, ha un gruppetto sparuto di professori anglofili: quelli che vanno alle conferenze internazionali, pubblicano molto in Inglese. Se scrivete la tesi con uno di questi, le vostre chances aumentano significativamente, specie se il loro PhD viene da un'universita' straniera (in filosofia queste sono bestie rare: di solito, PhD da un'Universita' straniera significa carriera all'estero, ma nelle scienze ne esistono parecchi) e magari possono spiegarvi in dettaglio il processo.

Lavorare con gli anglofili contribuisce a risolvere il problema delle lettere, ma solo a condizione che P. si faccia spiegare dal suo professore anglofilo quali sono i suoi contatti internazionali principali.

Tesi all'estero.

Molte universita' danno una borsa di studio per trascorrere un periodo di studio all'estero per la tesi. E' un buon modo per farsi conoscere da qualche professore americano e magari ottenere una lettera.

L'errore piu' comune che gli studenti italiani fanno in queste circostanze e' di andare a studiare con i professori piu' famosi, quelli coi premi nobel, che fanno le lezioni magistrali davanti alla Regina d'inghilterra, e vengono invitati a ogni conferenza mondiale.

Questi sono: (a) i professori piu' impegnati (b) la loro mente e' spesso talmente cristallizata sulle idee a cui hanno lavorato per 40 anni che, a meno che non siate al lavoro sui loro progetti, avranno poca attenzione da dedicarvi (c) di solito sono in eta' avanzata e tendono ad essere un po' distanti dalle dinamiche attuali della professione accademica (d) devono scrivere talmente tante lettere e seguire talmente studenti che finiscono per scrivere lettere generiche e poco efficaci, specie per persone che hanno conosciuto per periodi relativamente brevi.

Cercate invece studiosi giovani ma relativamente affermati. E' difficile sapere in partenza chi siano, ma e' qui che il consiglio del vostro relatore esterofilo puo' venire utile.

[Ce ne sono altre, ma questo post e' gia' troppo lungo, al prossimo giro arrivano le strategie bastarde]

Monday, February 01, 2010

Studiare in America (1)

Ogni tanto ricevo delle e-mail da studenti Italiani che vogliono studiare negli USA per un qualche titolo post-laurea. Ed e' da un po' che mi riprometto di scrivere un post per riassumere le mie idee in merito. Mi sono reso conto che sara' necessaria una serie di post (uhm, una serie di post che non interessano il lettore abituale... sara' mica una campagna pubblicitaria?).

Credo di avere qualcosa di interessante da dire, avendo visto il processo sia dall'esterno (da "applicant": questo e' un termine che si usa per chi fa domanda, e lo usero' nel post perche' non c'e' una parola italiana equivalente) che dall'interno (da membro del dipartimento) come funzionano le ammissioni al dottorato.

Purtroppo, non c'e' un metodo universale che garantisca o persino renda probabile l'ammissione. Quasi tutti gli studenti italiani che conosco hanno dei percorsi individuali del tutto particolari, da cui e' difficile trarre utili generalizzazioni (peraltro e' difficile trarre generalizzazioni da disciplina a disciplina).

Pero' posso spiegare cosa non fare, e indicare gli ostacoli principali a causa dei quali una buona parte delle domande risultano fallimentari. Consideriamo un applicant immaginario/a che chiameremo P.

Ipotizziamo che P. faccia domanda per un dottorato (che e' la domanda piu' difficile da vincere). Per oggi voglio soffermarmi soltanto sulle principali difficolta' che P. incontrera'. Nel prossimo "capitolo", indichero' alcuni accorgimenti che possono ridurne l'impatto.

I) I grandi numeri.

Il principale problema per P. e' che le probabilita' sono basse in partenza. In Filosofia (e non sto dunque parlando di qualche scienza fighetta, ma Filosofia!), il programma medio ammette 5-8 dottorandi l'anno tratti da una base di circa 300 domande. Ovviamente, ci sono programmi molto piu' grandi (matematica a Berkeley ammetteva circa 25 studenti l'anno, ma da una base ancora piu' grande, la business school di Northwestern ha un programma di dottorato che ammette 28 studenti l'anno da un base di 800 domande).

Le probabilita' sono dunque fra l'1 e il 3%, senza considerare se o meno P. parta svantaggiato.

II) P. parte svantaggiato.

In Filosofia si decide l'ammissione essenzialmente sulla base di tre fattori: i voti dello studente, le lettere di raccomandazione (scritte per lui/lei dai professori dell'universita' dove ha studiato), un paper di circa 20-25 pagine scritto dallo studente, e i test standardizzati (tipo GRE).

P. parte svantaggiato in ciascuno di questi fattori.

a) a meno di casi eccezionali (spiegati sotto), le lettere di P. sono scritte da gente ignota al comitato d'ammissione. Al contrario, gli studenti americani spesso hanno lettere scritte da colleghi la cui reputazione, e il cui posto nella professione, sono ben noti.

b) i voti sono espressi in un sistema che l'accademico americano non capisce (per fortuna i voti non contano moltissimo nel processo).

Inoltre, c'e' sempre un po' di paura che una sfilza di 30 e lode possa significare semplicemente che il sistema di valutazione e' molto inflazionato.

DIGRESSIONCINA: Di fatto, in tutto questo processo, ci sono degli enormi squilibri nella percezione degli studenti: uno studente di Harvard con una media di A- appare piu' attraente di uno studente di Bologna (dove io ho studiato) con una media del 30.

Io non so dirvi se questo favoritismo sia giustificato o meno. Come molti, ho trovato gente che aveva studiato a Stanford, Princeton etc. che non aveva il mio stesso livello di determinazione/preparazione (d'altra parte ho anche trovato gente che aveva lauree da quelle universita' e talento praticamente illimitato, come non avevo mai visto altrove). E' anche noto che, nel caso circoscritto e per lo piu' isolato delle scienze, la preparazione italiana e' spesso giudicata molto competitiva. Ma questo non significa che il favoritismo non sia, nel complesso, giustifcato.

Per fare un'analogia sportiva, a volte una societa' di serie A compra un giocatore, diciamo dalla serie A Uruguayana: non c'e' sicurezza che le qualita' mostrate nell'un contesto siano sufficienti a far bene nell'altro. E' utile immaginare le varie commissioni come impegnate da questo punto di vista.

c) P. non e' al corrente dei desiderata accademici nelle universita' anglofone e fa fatica a comporre un paper di 20-25 pagine che sia all'altezza (tutto questo astraendo da potenziali problemi linguistici).

Questo e' un grosso limite delle nostre universita' : in Italia, dipende dall'iniziativa dei singoli docenti se o meno imporre ai nostri studenti di imparare a scrivere testi argomentativi che cerchino di rispondere a un minimo standard accademico (la maggior parte delle tesine scritte nel corso di laurea in cui mi sono laureato conterebbero come plagi nella maggior parte delle universita' americane).

Il problema non si pone con tanta prepotenza nelle scienze perche' in quei casi c'e' molta meno enfasi sulla scrittura.

d) da ultimo, uno svantaggio piccolo che tuttavia esiste: test come il GRE danno un leggero vantaggio "culturale" a chi e' locale.

Nel prossimo post, cerchero' di spiegare cosa si puo' fare per ridurre l'impatto di questi problemi.

Monday, January 25, 2010

Tamarrolandia.

Di questi tempi tutti, persino il New York Times, parlano di Jersey Shore.

Trattasi di una seria televisiva basata sulle avventure di un gruppo di tamarrissimi italo-americani* del New Jersey.

L'asterisco e' per segnalare che alcuni di questi non sono nemmeno Italo-americani, ma semplicemente si atteggiano da Guidos (vedere l'articolo linkato sopra).

Ma non e' di Jersey Shore che voglio parlarvi. Ma di un altro show proposto dalla concorrente di MTV, VH1. Lo show non e' proprio nuovo ma con Angeline lo abbiamo scoperto solo quando eravamo in Messico.

Cominciamo da qui.

Q. chi sa dirmi chi e' Brett Michaels ?
A. l'ex-cantante dei Poison.

Q. e chi sono i Poison?
A. sono un gruppo che, fra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90 ha rappresentato proprio tutto il peggio che esistesse in termini di tamarraggine.
(dimostrazione qui). I Poison erano un incrocio fra i Guns and Roses e del gruppo di Mirko di Kiss me Licia. E piu' tamarri di entrambi.

Q. vabbe' e allora che c'entra Brett Michaels?
A. VH1 ha costruito attorno a lui un reality show, Rock of Love, in cui, ormai decadente e vicino ai 50, cerca una partner per la vita.

Q. vabbe' ma quanto decadente?
Ummm... parecchio eh. Diciamo un po' Mickey Rourke e un po' Zoolander.



Okay. Basta Q&A. Il reality consiste in Michael che seleziona fra 20 donne la piu' adatta ad essere la sua compagna.

La prima cosa buffa di questo reality (almeno nella puntata che Angeline ed io abbiamo visto) e' che e' chiarissimo che proprio non c'e' alcun sentimento fra lui e queste donne (in nessuna direzione). Nonostante il contesto assurdamente maschilista, le donne fanno fatica a nascondere il fatto che provano un leggero disgusto nei suoi confronti. E lui, da parte sua, fa fatica a nascondere il fatto che tutti questi discorsi sulla "donna della sua vita" e' obbligato a farli per mandare avanti lo show.

Ma c'e' un twist esaltante, e allo stesso tempo tragico. Scopro da wikipedia che Rock of Love ha completato ben tre stagioni. Alla fine di ogni stagione, Brett seleziona una compagna; stanno insieme per qualche mese, il rapporto inesorabilmente si logora, e finisce.
Brett e' di nuovo single e si riaffaccia sul "mercato" con un'altra stagione del suo programma. Ripeto, a questo punto la sequenza ha avuto gia' tre iterazioni. E la quarta e' in preparazione.

Non e' tutto. Apprendo da wikipedia che a Rock of Love sono seguiti una serie di spin-off. I piu' interessanti sono:
1) I love money. che e' un reality cui partecipano tutta una serie di concorrenti eliminati in vari *altri* reality (fra cui Rock of Love).
2) Rock of Love: Charm School in cui alcune delle concorrenti eliminate in ROL partecipano per vincere il premio di Charm School Queen.

Praticamente sono tornei di consolazione!!!!

Spero che questo vi aiuti a capire come sia possibile che la TV via cavo negli USA offre centinaia di canali.

Tuesday, January 19, 2010

Cosa Restera'...

Durante le feste c'e' stato un party dipartimentale. E' emersa una conversazione interessante con alcuni dei nostri dottorandi circa alcuni film degli anni '90. A un certo punto uno di loro, di punto in bianco, sentenzia: "gli anni '90 hanno fatto schifo musicalmente".

A questo punto tiro fuori la mia espressione areyoufuckingkiddingme????. E pontifico a mia volta: "non c'e' stata una singola band in tutta questa decade (quella appena finita) del valore delle migliori band anni '90, a meno che non fosse una band come i Radiohead che aveva gia' fatto il meglio negli anni '90".

Scopro con interesse che nell'immagine dell'hipster sbarbatello gli anni '90 sono associati con band come i Korn che ora, a dirla tutta erano pessimi, che piu' pessimi non si puo'.

Ma che scherziamo??? Jeff Buckley, Radiohead, Massive Attack, Portishead. Tutto questo e' successo per nulla???

Non potendo trattenermi, chiedo allo sbarbatello di consegnarmi il suo anno di nascita. 1986 Ettecredo che gli anni '90 ti hanno fatto schifo..

Pero', sbarbatelli di tutto il mondo, se mi sfidate io vado in modalita' Pitchfork e sciorino una top 20 degli anni '90 che non potrete mai raggiungere con la vostra patetica decade.


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Finalmente ho tolto la Bay Area e ci ho messo... Chicago. Chicago e' stata a un passo dal diventare una sorta di pseudo-Parigi. Per fortuna non e' successo, ma la storia e' intrigante, e forse uno di questi giorni andra' raccontata.

Thursday, January 14, 2010

34

Processo di acquisizione del corpo per Chicago: 70% completo.

La temperatura e' salita sopra lo zero Celsius (precisamente a 34 Fahrenheit, da cui il titolo: vale a dire 1 grado) per la prima volta in non so quanto tempo.

L'impressione che fa e' che sia improvvisamente arrivata la primavera. Non mi abbottono piu' il giaccone, non metto ne' cappello ne' guanti. La gente e' tutta felice.

A quanto pare, nei prossimi giorni si arrivera' addirittura a 5 gradi, il che sarebbe davvero fenomenale.

In realta', uno dei miei colleghi mi ha spiegato una teoria (teoria popolare eh, non e' che si stia parlando di scienza) secondo cui il clima a Chicago e' meglio descritto dall'ipotesi che ci siano sei stagioni di circa due mesi l'una.
Per farla breve, c'e' la stagione piu' fredda (Dicembre/Gennaio) e la piu' calda (Giugno/Luglio). Ciascuna e' fiancheggiata prima e dopo da due stagioni di transizione.

All'inizio pensavo che la teoria fosse stupida: all'apparenza, Chicago ha solo due stagioni, Estate e Inverno, divise da due settimane di transizione. Ma ora che ho passato qua quattro mesi comincio a vedere le sfumature.

Tuesday, January 12, 2010

Isla Mujeres/Isla Contoy

La parte finale delle foto che ho linkato nel post precedente, e probabilmente la piu' caratteristica, viene da Isla Contoy. Isla Contoy e' un isola non abitata a Nord Est dello Yucatan.

Cancun in basso a sinistra, poi Isla Mujeres proprio li' davanti, e piu' a nord c'e' Isla Contoy.

Contoy e' stata trasformata in biosfera/parco naturale dal governo messicano. E francamente hanno avuto un'idea geniale. La giungla e' popolata da centinaia di specie diverse di uccelli (inclusi pellicani e altri piu' rari). I granchi che si vedono nelle foto si chiamano "Granchi Eremita" che e' la miglior traduzione che posso dare di "Hermit Crab". Si proteggono caricandosi in spalla una conchiglia. Quando la conchiglia si rompe, pare addirittura che la cambino. Ho un video di un granchio con in spalla una conchiglia che sara' stata lunga 8 cm. Incredibile.

Ha una spiaggia fantastica e completamente deserta (l'isola si puo' raggiungere solo in barca da Isla Mujeres di cui sotto) in cui potete nuotare praticamente da soli (voi, e l'altra mezza dozzina di turisti che hanno letto bene la guida).

A Isla Contoy ci si va in un paio di modi differenti, ma solo con piccolissime imbarcazioni (il molo e' piccolo e non adatto a barche piu' grandi). La piu' gettonata e' la cooperativa di pescatori di Isla Mujeres. Per 55 dollari ti portano li', ti prestano maschere e pinne se vuoi nuotare e vedere la fauna subacquea, e poi giusto per completare l'opera mentre sei in giro per l'isola vanno a pescare un po' di pesce che ti offrono grigliato nella Kabana dell'isola.

Isla Mujeres non e' disabitata, ma non e' neanche urbanizzata e sovrappopolata come Cancun. Mi ha ricordato, in verita' alcune delle isole del tirreno, come Ischia--eccetto che piu' piccola, piu' pianeggiante e, ovviamente, con un taglio messicano, riconoscibilissimo nei colori straordinari del cielo (mio fratello vedendo le foto mi ricordava "Messico e Nuvole" di Paolo Conte...). Se tornero' nello Yucatan, Isla Mujeres (e magari qualche rovina Maya) sara' la mia unica destinazione.