Il corso di Computer Science e' in una delle aule piu' strane che io abbia mai visto. Da fuori l'edificio sembra un mausoleo a pianta circolare--un cilindro alto circa 4 m e con raggio 15 m. Una volta entrati si scopre di essere nella parte piu' alta di un cilindro ben piu' alto. L'edificio scende sotto terra per almeno altri 10 m.
Il professore fa lezione da un palco nel punto piu' basso dell'aula, davanti a una grande parete che contiene su ogni lato 8 lavagne disposte in un rettangolo 4x2 (in realta' le lavagne sono 12, perche' c'e' tutto un sistema di lavagne scorrevoli che permette di vederne solo 8 alla volta).
La cosa piu' bizarra e' che il palco ruota (vedi il video da youtube qua sotto).
Cosi', il professore dell'ora precedente esce di scena, ed entra il professore dell'ora successiva, con la sua lezione gia' sistemata sulle lavagne e i tavoli. (l'aula e' usata principalmente per lezioni di chimica, che richiedono molta preparazione: il sistema rotante serve a rendere possibile un cambio veloce fra una lezione e la successiva).
In alto c'e' uno schermo gigante su cui vengono proiettate slides, o, nel nostro caso, i codici dei programmi.
Non si tratta, strettamente parlando, di un posto futuristico (anche se vengono continuamente aggiunti elementi hi-tech). Ma e' chiaramente il futuro cosi' come se lo immaginavano, negli anni '60 (l'edificio e' stato costruito nel 1964). Un futuristico stile Arancia Meccanica, per intenderci.
Ad ogni modo, Lunedi' sono arrivato a lezione con 5 minuti di anticipo. C'era un professore con un marcatissimo accento tedesco e occhiali quadrati "anni '70" che faceva lezione di Chimica 1A (il primo corso di Chimica). L'argomento della lezione era l'etanolo (i.e. alcool) e quanto ne serve ad uccidere una persona. Mi ha fatto morire dalle risate (e con me tutta l'aula). Aveva davanti una serie di bicchieri piccoli "da shot". Dopo una spiegazione "teorica" degli effetti dell'etanolo sull'organismo ha continuato:
"You can szee ze shots on this teebol. Zees faaaiv shots vil make you fery drunk. Zeees ten vil make you fery sick. Zees twenty wil kill someone who weights 100 pounds [i.e. 45 chili] wit a probability of fifty perzent"...
Quest'uomo deve assolutamente finire in un qualche film...
Wednesday, January 30, 2008
Friday, January 25, 2008
Self-Management.
Insomma, vi parlavo recentemente di procrastinazione. Mi sono reso conto di non avervi mai parlato esplicitamente della procrastinazione strutturata. Per fortuna, John Perry, filosofo di Stanford e (che io sappia) ideatore del concetto, ha scritto un saggio divertentissimo sull'argomento. Sospetto che una certa tendenza alla procrastinazione strutturata sia un denominatore comune dei blogger.
Comunque l'idea (in una sintesi un po' incasinata) e' che al fine di evitare di impegnarsi nel completare i suoi obblighi principali (e.g. scrivere una dissertazione), il procrastinatore strutturato si carica di tutta una serie di obblighi/impegni secondari (e.g. scrivere una lettera all'amministrazione, chiamare la compagnia telefonica) su cui impegnarsi, cosicche', alla fine della giornata, e' riuscito a fare "qualcosa", ma non la cosa importante.
Fin qui, ne avevamo piu' o meno gia' parlato (anche se il saggio di Perry e' consigliatissimo, e mi fa ridere ogni volta che lo leggo).
Nell'ultima settimana ho scoperto, una nuova sfaccettatura di questo fenomeno (o meglio, il suo opposto). Da quando sono ritornato dall'Australia ho avuto qualche mese un momento di pigrizia mentale irrefrenabile. Questo momento si sta avvicinando al termine; lo sento chiaramente nel mio corpo e nella mia mente.
La ragione, sospetto, e' che sto seguendo un corso che con la mia vita accademica non c'entra assolutamente nulla. Mi sono iscritto, per ora almeno, ad un corso di Computer Science (modestamente definito dal professore: "The best CS course in the world") sulle fondamenta concettuali della programmazione. Quando l'ho detto al mio relatore John, ha storto la bocca e ha commentato: "You know, that could be a time consuming hobby...". In linea di principio ha ragione, ma una sola settimana di questo corso ha riattivato il mio cervello e ora il lavoro sta progredendo speditamente anche sulla tesi.
Puo' darsi che alla fine debba effettivamente abbandonare il corso di CS, ma finche' dura...
Comunque l'idea (in una sintesi un po' incasinata) e' che al fine di evitare di impegnarsi nel completare i suoi obblighi principali (e.g. scrivere una dissertazione), il procrastinatore strutturato si carica di tutta una serie di obblighi/impegni secondari (e.g. scrivere una lettera all'amministrazione, chiamare la compagnia telefonica) su cui impegnarsi, cosicche', alla fine della giornata, e' riuscito a fare "qualcosa", ma non la cosa importante.
Fin qui, ne avevamo piu' o meno gia' parlato (anche se il saggio di Perry e' consigliatissimo, e mi fa ridere ogni volta che lo leggo).
Nell'ultima settimana ho scoperto, una nuova sfaccettatura di questo fenomeno (o meglio, il suo opposto). Da quando sono ritornato dall'Australia ho avuto
La ragione, sospetto, e' che sto seguendo un corso che con la mia vita accademica non c'entra assolutamente nulla. Mi sono iscritto, per ora almeno, ad un corso di Computer Science (modestamente definito dal professore: "The best CS course in the world") sulle fondamenta concettuali della programmazione. Quando l'ho detto al mio relatore John, ha storto la bocca e ha commentato: "You know, that could be a time consuming hobby...". In linea di principio ha ragione, ma una sola settimana di questo corso ha riattivato il mio cervello e ora il lavoro sta progredendo speditamente anche sulla tesi.
Puo' darsi che alla fine debba effettivamente abbandonare il corso di CS, ma finche' dura...
Wednesday, January 23, 2008
One Down.
Ho dimenticato di menzionarlo prima, ma uno dei propositi per il nuovo anno e' stato gia' raggiunto. Il 19 Gennaio, la sera prima di partire, sono tornato, dopo 3 o 4 anni, a suonare sul palco coi Blumenberg 67. E' stato un modo un po' bizarro di tornare a fare una cosa che un tempo era piuttosto familiare; c'era poca gente (ma quelli che c'erano erano buoni!) e sono stato un po' impacciato, ma mi ha fatto moltissimo piacere. Del resto avevamo fatto solo una prova...
Beh. Questo e' stato facile. Ora tocca agli altri.
Cambiando argomento: sono stato punito per aver scritto che in California non ci sono le stagioni. Questi giorni sta facendo un freddo anomalo.
Beh. Questo e' stato facile. Ora tocca agli altri.
Cambiando argomento: sono stato punito per aver scritto che in California non ci sono le stagioni. Questi giorni sta facendo un freddo anomalo.
Monday, January 21, 2008
Le Osservazioni Aeroportuali (parte n)
(mi ci vuole troppo a cercare tutte le parti precedenti.)
Il mio aereo da Roma a Washington ha accumulato due ore di ritardo a causa dei "venti avversi". Cosi' ho perso ben due voli per SF. In questa situazione si e' trovata la maggior parte dei passeggeri. Questo e' normale: in ogni volo transoceanico, la maggior parte dei passeggeri ha una destinazione ulteriore. Le compagnie sono altamente preparate per questa evenienza, e so che mi piazzeranno sul prossimo volo disponibile. Me ne sto tranquillo e aspetto che tutto si sistemi.
Il problema e' che, comprensibilmente, il passeggerio medio, chiamiamolo Mario, ha poca familiarita' con i voli transoceanici e la frequenza con cui accumulano ritardi. Mario sa di avere una coincidenza che parte 2h , 30 min dopo l'orario d'arrivo ufficiale del suo primo volo. Considerando il ritardo di due ore, Mario non ce la fara', sebbene speri di poter attraversare l'intero aeroporto. Il problema e' che Mario e' (i) irritato per il volo che ha perso (ii) ha paura di non essere in grado di partire in tempi brevi, e magari di rimetterci anche dei soldi. A questo punto, Mario comincia a innervosirsi.
Chiama una hostess. La hostess gli da' una rassicurazione generica, che non lo libera dall'incertezza. Per giunta, lo fa con il paternalismo dell'insegnante che spiega al ragazzino di prima elementare, che la mamma arrivera' alle cinque. Pochi minuti prima dell'atterraggio, Mario prova con un'altra hostess; stessa storia.
Una volta arrivato al gate, Mario raduna velocemente i bagagli. Si fa strada spingendo e guadagna forse due posizioni. Comincia a correre, gira un corridoio, e ... si trova davanti a una gran folla: la fila per il controllo passaporti/visti/documenti etc. (che gli Americani chiamano, pittorescamente, Immigration). Mario non e' fortunato: oggi la fila per i non-residenti e' un serpentone di sette/otto anse. Ci vorra' almeno un'ora per passare dall'altra parte. Mario comincia a cercare di parlare alle persone che lavorano nella zona dell'Immigration--ignaro del fatto che si tratta dei piu' crudeli individui che il governo americano e' riuscito a trovare. Gesticolando enfaticamente, spiega che il suo aereo parte fra 5 minuti, e lui altrimenti non sa che fare. Ma l'impiegato, anch'egli con una punta di superiorita' e il tono di chi finalmente puo' esercitare il potere maturato con la sua posizione, lo rimette in fila senza troppe spiegazioni.
A questo punto, Mario vive una delle ore piu' irritanti della sua vita. E' preoccupato, incazzato e stanco. Arrivato alla fine della fila, scopre di aver completato l' I-94 sbagliato--quello bianco invece di quello verde--cosi' si prende un altro paio di insulti dal poliziotto incaricato di controllare i suoi documenti. Questo e' un suo errore, ma nella situazione aumenta la sua frustrazione.
Passato dall'altra parte, raccoglie le sue valigie, passa la dogana senza problemi (eccetto il suo stato emotivo, s'intende), e finalmente scopre che la compagnia lo aveva gia' sistemato sul volo successivo e, in fondo, non c'era ragione alcuna di preoccuparsi.
Ok. Vi ho disegnato un Mario un po' apprensivo, e forse alcuni di voi non vi si riconosceranno minimamente. Ma, secondo me, il suo stato d'animo e' perfettamente comprensibile. La mia impressione e' che le compagnie aeree e gli aeroporti facciano poco per spiegare quello che per loro e' un semplice automatismo.
Mi piacerebbe invece che dessero una spiegazione sistematica, con tutti i disclaimer del caso, dei meccanismi che vengono messi in moto quando l'aereo e' in ritardo. Questa spiegazione puo' essere tranquillamente data a bordo dell'aereo (per esempio, puo' sostituire la sezione della rivista in cui vengono date nel dettaglio le piantine degli aeroporti: ma, dico io, chissenefrega!). Metterebbe il cuore in pace a Mario e a tanti come lui.
Il mio aereo da Roma a Washington ha accumulato due ore di ritardo a causa dei "venti avversi". Cosi' ho perso ben due voli per SF. In questa situazione si e' trovata la maggior parte dei passeggeri. Questo e' normale: in ogni volo transoceanico, la maggior parte dei passeggeri ha una destinazione ulteriore. Le compagnie sono altamente preparate per questa evenienza, e so che mi piazzeranno sul prossimo volo disponibile. Me ne sto tranquillo e aspetto che tutto si sistemi.
Il problema e' che, comprensibilmente, il passeggerio medio, chiamiamolo Mario, ha poca familiarita' con i voli transoceanici e la frequenza con cui accumulano ritardi. Mario sa di avere una coincidenza che parte 2h , 30 min dopo l'orario d'arrivo ufficiale del suo primo volo. Considerando il ritardo di due ore, Mario non ce la fara', sebbene speri di poter attraversare l'intero aeroporto. Il problema e' che Mario e' (i) irritato per il volo che ha perso (ii) ha paura di non essere in grado di partire in tempi brevi, e magari di rimetterci anche dei soldi. A questo punto, Mario comincia a innervosirsi.
Chiama una hostess. La hostess gli da' una rassicurazione generica, che non lo libera dall'incertezza. Per giunta, lo fa con il paternalismo dell'insegnante che spiega al ragazzino di prima elementare, che la mamma arrivera' alle cinque. Pochi minuti prima dell'atterraggio, Mario prova con un'altra hostess; stessa storia.
Una volta arrivato al gate, Mario raduna velocemente i bagagli. Si fa strada spingendo e guadagna forse due posizioni. Comincia a correre, gira un corridoio, e ... si trova davanti a una gran folla: la fila per il controllo passaporti/visti/documenti etc. (che gli Americani chiamano, pittorescamente, Immigration). Mario non e' fortunato: oggi la fila per i non-residenti e' un serpentone di sette/otto anse. Ci vorra' almeno un'ora per passare dall'altra parte. Mario comincia a cercare di parlare alle persone che lavorano nella zona dell'Immigration--ignaro del fatto che si tratta dei piu' crudeli individui che il governo americano e' riuscito a trovare. Gesticolando enfaticamente, spiega che il suo aereo parte fra 5 minuti, e lui altrimenti non sa che fare. Ma l'impiegato, anch'egli con una punta di superiorita' e il tono di chi finalmente puo' esercitare il potere maturato con la sua posizione, lo rimette in fila senza troppe spiegazioni.
A questo punto, Mario vive una delle ore piu' irritanti della sua vita. E' preoccupato, incazzato e stanco. Arrivato alla fine della fila, scopre di aver completato l' I-94 sbagliato--quello bianco invece di quello verde--cosi' si prende un altro paio di insulti dal poliziotto incaricato di controllare i suoi documenti. Questo e' un suo errore, ma nella situazione aumenta la sua frustrazione.
Passato dall'altra parte, raccoglie le sue valigie, passa la dogana senza problemi (eccetto il suo stato emotivo, s'intende), e finalmente scopre che la compagnia lo aveva gia' sistemato sul volo successivo e, in fondo, non c'era ragione alcuna di preoccuparsi.
Ok. Vi ho disegnato un Mario un po' apprensivo, e forse alcuni di voi non vi si riconosceranno minimamente. Ma, secondo me, il suo stato d'animo e' perfettamente comprensibile. La mia impressione e' che le compagnie aeree e gli aeroporti facciano poco per spiegare quello che per loro e' un semplice automatismo.
Mi piacerebbe invece che dessero una spiegazione sistematica, con tutti i disclaimer del caso, dei meccanismi che vengono messi in moto quando l'aereo e' in ritardo. Questa spiegazione puo' essere tranquillamente data a bordo dell'aereo (per esempio, puo' sostituire la sezione della rivista in cui vengono date nel dettaglio le piantine degli aeroporti: ma, dico io, chissenefrega!). Metterebbe il cuore in pace a Mario e a tanti come lui.
Thursday, January 17, 2008
Best Seat in the House
Sapete che, ormai, la bibita piccola non esiste piu'. Nei fast-food, si comincia dalla media. Similmente, molte compagnie non hanno il grado 1 per i loro impiegati. Si comincia invece dal grado 2 (cosi' era in una compagnia in cui Angeline faceva la ricercatrice poco dopo la laurea).
Quello che non avevo mai visto prima era l'uso di quest'idea in una sala da concerti. Girellavo per il sito della SF Symphony e ho scoperto che si possono comprare solo tre tipi di posti: Standard, Quality e Premium. Viene da chiedersi quale standard renda il posto Standard standard. Avevo sempre visto i posti designati secondo un criterio "geografico": 1st Balcony, Terrace, Orchestra etc. etc..
A dire il vero, la SF Symphony ha dei posti sub-standard. Pero' vengono venduti solo pochi minuti prima della performance a prezzo stracciato. Sono i posti del coro. Quando il coro non c'e' (per es. una sinfonia solamente strumentale) questi posti vengono venduti nelle ore immediatamete precedenti la performance. A me diverte andarci, perche' e' una prospettiva completamente diversa (si vede la faccia del direttore), ma diciamo che non e' il punto migliore per ascoltare la musica...
Comunque: il prossimo week-end c'e' la 1 Sinfonia di Mahler diretta da Myung Wung Chung. MWC era il direttore dell'auditorium di S. Cecilia quando ero fra il liceo e l'universita'. Penso proprio che andro'...
Quello che non avevo mai visto prima era l'uso di quest'idea in una sala da concerti. Girellavo per il sito della SF Symphony e ho scoperto che si possono comprare solo tre tipi di posti: Standard, Quality e Premium. Viene da chiedersi quale standard renda il posto Standard standard. Avevo sempre visto i posti designati secondo un criterio "geografico": 1st Balcony, Terrace, Orchestra etc. etc..
A dire il vero, la SF Symphony ha dei posti sub-standard. Pero' vengono venduti solo pochi minuti prima della performance a prezzo stracciato. Sono i posti del coro. Quando il coro non c'e' (per es. una sinfonia solamente strumentale) questi posti vengono venduti nelle ore immediatamete precedenti la performance. A me diverte andarci, perche' e' una prospettiva completamente diversa (si vede la faccia del direttore), ma diciamo che non e' il punto migliore per ascoltare la musica...
Comunque: il prossimo week-end c'e' la 1 Sinfonia di Mahler diretta da Myung Wung Chung. MWC era il direttore dell'auditorium di S. Cecilia quando ero fra il liceo e l'universita'. Penso proprio che andro'...
Sunday, January 13, 2008
L'importante e' finire.
Sono le 6:21 AM di una serata romana cosi' fredda che il mio respiro, praticamente da solo, ha appannato la finestra della mia stanza. Da giorni ho abbandonato la speranza di trovare il ritmo di sonno del resto d'Italia (e domenica si torna negli USA). Me ne sto davanti al computer a lavorare, visto che tutta la notte ho procrastinato (digressione per i non-americani: ho menzionato l'uso "intransitivo" di "procrastinare" nel primo post in assoluto di questo blog, con un timido tetativo di spiegazione--io lo trovo semplicemente geniale (l'uso intransitivo, non il post)).
In questa stagione, gli accademici "yankee" lavorano a due tipi di cose: proposte per borse di studio, o paper da inviare a conferenze primaverili/estive. Io sto tentando, con una fatica enorme, entrambe le cose. Nel pieno dello sforzo--quando il pensiero di parlarvi per sentire un po' d'umanita' comincia a farsi breccia nella mia testa--iTunes sceglie Mina:
Questa e' l'ultima volta che lo lascio morire... e poi... e poi...
Me lo merito. Quando proprio faccio piu' fatica mi arriva L'importante e' Finire--con un significato completamente diverso da quello inteso.
Digressione Finale. Ma sono strano io?
Se mi date uno studio comodissimo, silenzioso, e relativamente isolato, butto il mio tempo .
Invece, se mi mettete su un treno (con una spina per il mio laptop), in un aeroporto fra due voli, in un caffe' pieno di gente che parla, allora scrivo, come si dice a Roma, 'a mazzetta'. Sara' una versione adulta dell' Attention Deficit Disorder?
Monday, January 07, 2008
Radiohead
Il nuovo disco dei Radiohead, secondo me, e' stato piu' memorabile per il famoso business model associato che non per la musica (che pure a me e' piaciuta abbastanza...).
Comunque sia, i nostri eroi hanno fatto un altro favore ai loro fans:
hanno registrato un "live-in-studio" (a giudicare dalla strumentazione sembrano essere prove per l'imminente tour) e lo hanno "pubblicato" su youtube.
Il concerto e' qui in versione integrale.
Lo trovate anche spezzettato in frammenti se girate un po' per youtube.
Comunque sia, i nostri eroi hanno fatto un altro favore ai loro fans:
hanno registrato un "live-in-studio" (a giudicare dalla strumentazione sembrano essere prove per l'imminente tour) e lo hanno "pubblicato" su youtube.
Il concerto e' qui in versione integrale.
Lo trovate anche spezzettato in frammenti se girate un po' per youtube.
Wednesday, January 02, 2008
L'acquario di Monterey
[Come da promessa, questo e' il primo di un paio di brevi post sul nostro mini-viaggio in Central Coast...il piatto forte resta Hearst Castle!]
Io sono completamente terrorizzato dalle meduse. Sono viscide, fanno male, non sono intelligenti e non sono neanche buone da mangiare.
Pero'... scelte accuratamente e messe dietro a un vetro, con la giusta luce, fanno una gran figura.
Lo sanno bene all'acquario di Monterey--dove avevano dedicato a queste simpatiche creature un'intera mostra (acquario costosetto, btw, tipo 23$).
Con la nuova macchina fotografica ne ho fotografato uno spropositato numero.
Ve ne risparmio il 99% e con la Tattica Segreta del Fotografo Incapace vi lascio solo con due delle migliori.
Da Monterey a Hearst Castle, abbiamo colto l'occasione per guidare sulla storica Highway 1, l'autostrada costiera della California. La guida e' lenta e il panorama spettacolare. Un raffronto un po' azzardato: la zona "panoramica" della Highway 1 mi ricorda il paesaggio della costa ligure, con la sua drammatica sequenza di alte scogliere e strette insenature. Ovviamente, dove in Liguria ci sono paesini fantastici, in California non c'e' nulla. Ma proprio niente di niente...
Io sono completamente terrorizzato dalle meduse. Sono viscide, fanno male, non sono intelligenti e non sono neanche buone da mangiare.
Pero'... scelte accuratamente e messe dietro a un vetro, con la giusta luce, fanno una gran figura.
Lo sanno bene all'acquario di Monterey--dove avevano dedicato a queste simpatiche creature un'intera mostra (acquario costosetto, btw, tipo 23$).
Con la nuova macchina fotografica ne ho fotografato uno spropositato numero.
Ve ne risparmio il 99% e con la Tattica Segreta del Fotografo Incapace vi lascio solo con due delle migliori.
Da Monterey a Hearst Castle, abbiamo colto l'occasione per guidare sulla storica Highway 1, l'autostrada costiera della California. La guida e' lenta e il panorama spettacolare. Un raffronto un po' azzardato: la zona "panoramica" della Highway 1 mi ricorda il paesaggio della costa ligure, con la sua drammatica sequenza di alte scogliere e strette insenature. Ovviamente, dove in Liguria ci sono paesini fantastici, in California non c'e' nulla. Ma proprio niente di niente...
Subscribe to:
Posts (Atom)