Saturday, August 27, 2011

Fine?

Non e' che servisse un post dedicato per spiegarvi che negli ultimi mesi non c'e' stato tempo/modo/voglia di aggiornare il blog (ma continuo a leggere tutti i blog).

Pero' forse serve un post dedicato per fare da capitolo di chiusura, e chissa' fungere da cliffhanger per un blog nuovo. Tante cose sono successe nel 2011, quasi tutte molto buone. Ma forse la piu' importante e' che ho guadagnato un paio di livelli nella mia "vita da emigrante".

Prima di tutto in primavera ho comprato un appartamento. Viviamo nella nuova casa dai primi di Maggio e ancora non c'e' il minimo buyer's remorse. Uno dei miei sogni era di abitare in una casa con vista sulla skyline. Ora ce l'ho, ed e' tutta mia.

L'altra novita' e' che il mio status e' cambiato. La prima volta che arrivai negli US correva l'Agosto del 2001. Da allora sono stato qua con visto F1, J1 (senza two-year residency requirement), F1 di nuovo, H1B (quando ho cominciato a lavorare alla Northwestern), e ora, proprio questo agosto, finalmente e' arrivata la permanent residency e, con essa, la famigerata Green Card.

Finalmente, se voglio licenziarmi e fare il barista o vendere trucks, posso.

Tuesday, February 22, 2011

Comprare Casa negli USA (parte 2)

Insomma, cerchiamo casa nel West Loop. Questa decisione ha vantaggi e svantaggi. Il vantaggio immediato e' che il nostro budget piu' o meno determina rigidamente quello che possiamo aspettarci di comprare. Lo svantaggio e' che tutte le case che vediamo sono piu' o meno simili.

Due stanze da letto, due bagni (a volte uno solo), living room, cucina, e in qualche spazio piu' fortunato anche una dining room. Tipicamente le ultime tre sono parte di un unico spazio comune.

Un altro svantaggio e' che il West Loop e' principalmente landa di riconversioni industriali. I palazzi non sono molto alti, ma sono decisamente "larghi"---alcuni occupano meta' di un isolato.

Lo svantaggio e' che a meno che non troviate le ricercatissime "corner units" (i.e. gli appartamenti all'angolo), gli appartamenti hanno un solo lato esposto alla luce---tipicamente il lato corto. Nel peggiore dei casi queste case sembrano vere e proprie caverne (si entra ovviamente dal punto piu' distante dalla finestra), ma vi sono ovviamente delle eccezioni.

Comunque noi cerchiamo una casa che, seppur conversione industriale, abbia una quantita' dignitosa di luce. Quindi, o corner units (che pero' costano di piu'), oppure appartamenti che non si sviluppano in profondita' a partire dalla finestra.
Paradossalmente le unita' piu' grandi sono anche le meno luminose.

Visto che ho accennato all'argomento dimensione, vi rivelo un segreto: gli americani "rubano" sulle dimensioni delle case. Sono quasi sicuro che misurano le dimensioni degli appartamenti "dall'esterno" e non basandosi sulla metratura "calpestabile". Nel notro caso, noi cerchiamo un appartamento sulle 1100-1200 square feet ("piedi quadri"???). L'intervallo corrisponde tecnicamente a 100-110 mq, ma semplicemente non c'e' verso che le case che vediamo sono davvero 100+ mq. Una stima piu' conservatrice sarebbe sui 90mq (c'e' pero' anche da considerare che gli armadi che nell'appartamento italiano classico occupano spazio nella stanza sono quasi sempre "built in" o addirittura stanzette vere e proprie).

Friday, February 18, 2011

Comprare Casa negli USA (parte 1)

Come avevo annunciato, sono alla ricerca di un appartamento da comprare. Siccome ci avviciniamo alle fasi finali del processo, volevo descrivervi la situazione un po' piu' in dettaglio. Oggi parliamo in termini molto generali.

L'area.

Al contrario di Roma e San Francisco, il mercato immobiliare di Chicago e' relativamente omogeneo. Il fatto che la citta' sia cosi' piatta e priva di punti davvero privilegiati fa si' che ci siano relativamente poche dimensioni d'interesse.

Vero, le case sono economiche nelle zone piene di case abbandonate in cui rischiate di prendervi un proiettile mentre attraversate la strada, ma quelle zone sono appunto off-limits.

Voler preservare integra la propria esistenza restringe un po' la scelta, ma comunque lascia ampio margine.

A tagliare un po' con l'accetta, dato che lavoro a Nord della citta', il primo criterio elimina tutto il South-side ed alcune parti ad ovest del centro.

Una seconda dimensione di prezzo e' la distanza dal centro. Piu' si va verso Nord, rispetto al centro e piu' gli appartamenti si fanno economici (forse sorprendentemente, quando invece uscite dalla citta' ed arrivate nei sobborghi i prezzi si rialzano).

Un problema pero' e' che mentre le zone immediatamente adiacenti al centro sono belline, molto verso nord e molto verso ovest la citta' diventa rapidamente anonima o semplicemente pericolosa.

La terza dimensione e' la vicinanza al lago. Oltre all'ampiezza della vista sul lago, l'altro beneficio e' che proprio a ridosso del lago c'e' (almeno per quasi tutto il North Side) un bel parco che da' un respiro completamente diverso alla zona.

Purtroppo, pero' gli appartamenti vicino al lago si dividono molto chiaramente in tre categorie.

Categoria:
a) appartamento in grattacielo strafico, con piscina palestra portiere etc. nel condominio. Unico neo, il condominio, per un appartamento di 80-90 mq costa fra i 700 e i 1200 dollari al mese. Cioe' oltre al mutuo, praticamente, dovete pagare una sorta di affitto al condominio.
b) semi-catapecchia costruita nel 1920 in cui i termosifoni ad acqua fanno fatica a tenere
c) appartamenti non in vendita.

Riassunto:
+ Evitare il South-side.
+ Relativamente vicino al centro.
- Vicino al lago.

Fatti tutti i calcoli, e considerata la semplicita' dei trasporti, la migliore zona per noi e' quella in cui abitiamo al momento, il West Loop. La coincidenza e' fortunata perche' la zona ci piace molto, e perche' e' da quasi un anno che gironzoliamo negli appartamenti della zona (dei quali si trattera' nella parte 2).

Monday, February 14, 2011

Memento

Non aggiorno questo blog dal 6 Novembre!!!! Wow. E' stato un periodo intenso al lavoro, che solo ora sembra alleggerirsi un po'.

Ho ricevuto un messaggio oggi, un invito ad andare a vedere una proiezione di Memento (ve lo ricordate? il film di christopher nolan in cui il protagonista ha soltanto memoria a breve termine). La proiezione celebra i 10 anni dall'uscita del film. E improvvisamente mi ha tirato fuori un ricordo di tanti anni fa.

Arrivai in America per la prima volta nell'Agosto del 2001. Studiavo a Bologna ma questo era il mio "anno all'estero". Memento fu il primo film che vidi al cinema a San Francisco nella mia prima settimana. Lo stile di vita americano mi era sconosciuto e San Francisco mi sembrava una citta' aliena.

Insomma, fra poco saranno dieci anni. Sarebbe scorretto dire che sono 10 anni negli USA perche' fu solo nel 2003 che decisi di tornare per il dottorato. Ma saranno sicuramente dieci anni da quando la mia vita ha preso una traiettoria inaspettata...

Saturday, November 06, 2010

Il precipizio

Fatta eccezione per qualche doloretto, e per il fatto che ho tantissimo lavoro da fare, e' un autunno splendido.

La squadra di baseball per cui ho tifato per anni di apparente incompetenza della dirigenza ha vinto il campionato in modo deciso quanto sorprendente.

Piano piano il clima si raffredda, ma non ci sono state le giornate uggiose e piovose che nella mia memoria caratterizzano l'autunno. Personalmente, preferisco sacrificare qualche grado di temperatura pur di avere giornate luminose.

Ma il freddo, quello vero, e' in arrivo. E ieri si sentiva nell'aria. Non ve lo racconto per lamentarmi, che' anzi l'inverno non mi dispiace, ma per caratterizzare lo spirito con cui affronto queste giornate. Stavo guardando le previsioni per i prossimi giorni.
Temperatura massima sui 60 Farenheit (circa 15 celsius), fino a Giovedi'. Da Giovedi' in poi si scende sui 50 F di massima (circa 10 celsius).

Embe'?, direte voi.
Queste temperature non sono diverse dalle temperature nel Nord Italia, e anche al centro si sta sui 15 celsius di massima.

Tutto vero. Una differenza, pero', c'e', ed e' nello stato mentale con cui qui si affronta un calo di temperature come questo.
In un clima continentale come questo, se la temperatura massima scende da 15 a 10 a meta' Novembre, e vi resta per qualche giorno, e' difficilissimo che risalga al di sopra dei 15 fino a... Marzo.

C'e' un che di definitivo in tutto questo. C'e' il bisogno di "sfruttare al meglio" queste "ultime" giornate "calde" del 2010 (qualunque cosa "sfruttare al meglio" significhi).

Tuesday, October 12, 2010

Karma Forever

Negli ultimi giorni mi sono successe tre cose di importanza minuscola, ma in tutti e tre i casi vige il principio che avere il karma dalla propria porta a buone cose.

1) Vado a Parigi per 2 giorni in Ottobre e mi capitano due giornate splendide. Sole, Parigini in festa, vino, formaggi etc.
Vabbe' questo non e' karma, solo un po' di buona fortuna, che ha controbilanciato un po' di sfiga nell'arrivare li' (poi vi racconto).



2) A un evento cui ho partecipato recentemente, c'era un costo di registrazione. Io arrivo leggermente in ritardo e non posso pagarlo il primo giorno, ma faccio presente varie volte agli organizzatori che non ho ancora pagato. Gli organizzatori, gentilissimi, decidono di risparmiarmi il costo.

A un mio amico, lo chiameremo X, non e' andata altrettanto bene: dovete sapere che X, sebbene simpaticissimo e sotto sotto generoso, segue, nelle decisioni piu' elementari, una linea di egoismo estremo. X sperava di passare inosservato e non pagare la registrazione. Stavolta gli e' andata male, perche' lui ha dovuto pagare. Dovevate vedere la sua faccia quando gliel'ho detto (non l'ho detto agli altri, perche' non volevo far sembrare che gli organizzatori fossero parziali)!

3) Arrivo a Chicago (un'altra giornata bellissima per inciso) e mi reco alla stazione della metro. In un paio di occasioni, in passato, ho ceduto il mio pass giornaliero a turisti che arrivavano in citta'. Beh, l'11 Ottobre, per una volta e' capitato a me!!. Quasi quasi metto su un sito per lo scambio di pass in aeroporto.

Thursday, October 07, 2010

Paesi Bassi

Sono in Olanda per la seconda volta nel giro di un mese. Due osservazioni:

1) Si puo' parlare in inglese a tutti. Nei paesi mediterranei, o persino in Germania io non farei mai una richiesta (anche semplice come "could I have an espresso?") senza prima passare per il fatidico "do iu spik inglish?" e invece qua ti rispondono tutti.

2) Mi prendo la mia buona dose di insulti per il fatto di vivere in America. Nell'ordine: "non abiterei mai negli USA!", "non abiterei mai a Chicago!" (questa e' uscita in una conversazione con la bigliettaia del treno) "ma come fai ad abitare negli USA, coi tuoi bisogni 'europei'?". Mi fanno sentire insensibile---come se ci fosse un gene che mi manca.

Friday, October 01, 2010

Terzo Millennio

Ho appena depositato un assegno sul mio conto senza mai uscire dalla mia camera da letto---facendogli una foto dal mio telefono cellulare.

Provate a spiegarlo a uno che abita nel 1990...

(piu' informazioni a questo link)

Tuesday, September 28, 2010

Tidbits

Carissimi. E' un po' che non passo per di qua e in parte dipende dal lavoro estenuante. Cerco di recuperare un po' di ritmo con un po' di osservazioni sconnesse.

Mi sembra incredibile ma non vi ho parlato dell'estate a Chicago. Ora che e' finita, vale la pena riviverla almeno nel ricordo. Chicago d'estate diventa un'altra citta'. In primo luogo, diventa praticamente una citta' di mare.



L'ampiezza del lago Michigan, le spiagge con la sabbia, la gente in costume... davvero un'altra atmosfera rispetto al rigidissimo inverno.

Mangiare all'aperto diventa un imperativo categorico, e a Chicago di ristoranti da sperimentare ce n'e' un'infinita', come dimostra l'amico Tuscan Foodie.

Fa caldo, o almeno questo Agosto ha fatto molto caldo, ma il vantaggio sono serate calde che a San Francisco non arrivano mai.

La mia amica Alice e' venuta finalmente a trovarci, dopo aver promesso per quasi un'intera decade. Siamo andati assieme a vedere il Lollapalooza (bellissimo concerto dei Soundgarden, riuinitisi 13 anni dopo il loro scioglimento: purtroppo abbiamo dovuto perdere gli Arcade Fire che erano in contemporanea), siamo andati a mangiare al Publican, siamo andati a vedere un membro dei Tortoise suonare in un bar di Wicker Park (e probabilmente eravamo gli unici avventori a conoscere i tortoise), siamo andati al classicissimo Green Mill e a vedere una partita di baseball a Wrigley Field, e infine (ma questo solo per finire la mia lista: Alice ha fatto tantissime cose per conto suo) abbiamo fatto una cena a base di bistecca in un posto chiamato Carmichaels dove Alice si e' fatta valere mangiando un'intera Porterhouse (la porterhouse e' una versione piu' grossa di una T-bone: praticamente due bistecche in una!).

Insomma, se venite a trovarci (specie d'estate), c'e' da divertirsi.

In aggiunta sto cercando di comprare casa. Non penso succedera' nulla prima della prossima primavera, ma avro' visto 20 appartamenti. Ho provato principalmente due zone: la mia zona (il West Loop) e due zone contigue parecchio piu' a nord (Lincoln Square e Ravenswood). Nel West Loop quasi tutti gli appartamenti sono simili a quello in cui vivo ora. Conversioni industriali trasformate in appartamenti negli ultimi dieci anni. Lo stile moderno degli appartamenti mi piace molto, ma si vede che alla zona manca ancora un po' di coesione (qualcuno vuole mettersi in affari con me e aprire una caffetteria? saremmo i primi a farlo nel west loop, a parte Starbucks). Al contrario a Lincoln Square/Ravenswood gli edifici sono tutti molto piu' "vecchi" (si parla di costruzione fra il 1920 e il 1960 e rinnovamenti relativamente recenti). Domenica abbiamo visto case graziose, ma francamente quando uno sente il parquet scricchiolare in quel modo non lo interpreta come un segnale positivo.

Alla fine penso (penso!, chissa' cosa succedera poi...) che resteremo nel West Loop.

Friday, September 03, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 6

L'ultimo giorno non concede nulla al turismo. Partenza da North Platte e di corsa sull'I-80. Ci fermiamo a pranzo a Lincoln Nebraska, che e' una graziosa cittadina universitaria del midwest. Secondo il nostro giudizio sommario, la parte Est del Nebraska (dove c'e' Lincoln e Omaha) e' piu' interessante della parte Ovest.


View Larger Map(la strada fino a lincoln)

C'e' poco paesaggio da mostrare, ma sono disponibili i risultati del mio esperimento. Non mi sono rasato la barba per una settimana, e questo e' praticamente il massimo che sono riuscito ad ottenere:



Ho scoperto anche di avere una cicatrice sotto il mento che non sapevo di avere.

L'ultimo stato prima dell'Illinois e' l'Iowa. Scopro che l'Iowa ha un andamento sorprendentemente piacevole. Verde e collinoso (almeno d'estate)---al contrario di Chicago che e' super-piatta. Per il resto, dell'Iowa non sappiamo nulla.

Dall'altro lato della strada vediamo un ingorgo dovuto a un incidente fra due hummer limousine. Fila di venti chilometri. Ringraziamo gli Dei autostradali del fatto che la fila non e' sul nostro lato.

Finalmente attraversiamo il Mississippi verso il tramonto. Siamo finalmente in Illinois. E... pochi chilometri piu' avanti ci ferma la polizia. Angeline, in quel momento alla guida, andava a 69 miglia orarie in una zona in cui il limite e' 65. Il poliziotto non ci fa la multa (grazie al cielo!), ma ispeziona tutto l'ispezionabile.

Mancano ancora 3-4 ore a Chicago, ma in qualche modo le facciamo passare. Quasi alla mezzanotte del 31 Luglio 2010, arriviamo a casa!

Thursday, September 02, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 5

Dicevo... Silverton. Ci svegliamo e ci guardiamo intorno.



Ci rendiamo conto che, si', il deserto e' finito. Da Silverton in poi il viaggio si fa un po' meno eccitante. Attraversiamo le montagne rocciose per arrivare a Denver. Forse siamo passati dal lato sbagliato delle montagne, ma ci aspettavamo un paesaggio un po' piu' particolare. Chissa', forse d'inverno. A giudicare dalla mappa, Denver non sembra distante, ma ci arriviamo non prima delle cinque di pomeriggio. Nella periferia di Denver notiamo l'incredibile somiglianza con lo scenario di South Park (da un lato e' sorprendente, visto che SP ha la complessita' grafica dei miei disegni in prima elementare, dall'altro c'era da aspettarselo: SP e' ispirato al classico sobborgo americano con le montagne rocciose sullo sfondo).

A Denver contempliamo l'ipotesi di fermarci e fare un giro. Ma la voglia di arrivare a casa comincia a farsi sentire. Decidiamo di puntare oltre e prendiamo l'interstate 80.

La 80 e' parte del sistema di autostrade americane: va da San Francisco alla costa Est. Avete mai visto Cars? Se si' ricorderete che uno dei temi e' il declino delle piccole comunita' basate su Motel, autofficina, bar che erano ovunque nelle vecchie strade (come la route 66)---soppiantate appunto dalle interstates.

Abbiamo cercato di evitare le interstates fino a qui, ma il folklore vuole che Nebraska e Iowa (i due stati che ci mancano) non siano esattamente pieni di scenari apocalittici (vero vero, avremmo potuto deviare verso Yellowstone o il Minnesota, ma tant'e'!).
Ci mettiamo sulla 80 e cominciamo a macinare chilometri in direzione Nord Est.

Ceniamo in un agghiacciante ristorante messicano nei paraggi di una prigione.
Poco dopo il confine tra Colorado e Nebraska ci aspetta un ultimo fantastico tramonto.



Cerchiamo di capire quanto possiamo inoltrarci nel Nebraska. Decidiamo di fermarci a North Platte, un paio d'ore dopo il confine. Ci rimangono circa 1100 chilometri per arrivare a Chicago ma con un po' di decisione si puo' fare.

La vera sorpresa e' che a North Platte ci sono 2000 abitanti e 10000 motel ed e' impossibile trovare posto. Dopo aver chiesto a sei motel, il Comfort Inn ci accoglie. Gli e' rimasta soltanto la stanza "extra lusso" con Vasca a idromassaggio in camera per 180 dollari.

- scusi, ma perche' e' tutto pieno stasera a North Platte? C'e' un evento al ranch di Buffalo Bill?
- qua e' sempre cosi', tutte le notti. c'e' molto traffico.

il mistero di North Platte rimane aperto.

Wednesday, September 01, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 4

Qua mi sono addormentato alla guida del blog. Per fortuna non mi sono addormentato alla guida della macchina.

C'eravamo fermati a Kayenta, in piena terra Navajo. La prima cosa sul nostro percorso e' il Monumento Nazionale dei Navajo. Che pero' non e' un monumento, ma una serie di monoliti un po' stile Marlboro Man. Li avete sicuramente visti da qualche parte in TV, ma eccoli di nuovo (notare il cielo bellissimo!):







Tappa successiva--fallimentare--sono i Four Corners. Dovete sapere che in questa zona i confini fra gli stati dell'unione sono fatti letteralmente col righello. C'e' un punto, in pieno deserto in cui confinano Arizona, Utah, New Mexico e Colorado. Siamo curiosi di vedere 'sti benedetti Four Corners, e magari di saltellare da uno stato all'altro. Purtroppo, i Four Corners sono chiusi per lavori (???).

Vabbe', siamo comunque contenti di entrare in Colorado (mancano ancora altri tre stati prima di arrivare all'Illinois!).

Anche nel quarto giorno, ci concediamo un parco nazionale. Stavolta Mesa Verde---famoso perche' gli Indiani vi hanno costruito case scavate nell'interno dei Canyon, cosi':

Vedete le finestrelle sulla parete rocciosa?




Scegliamo uno dei tour e ammiriamo (?) le condizioni di vita impossibili in cui vivevano (immaginate un posto in cui fa un freddo da assideramento d'inverno, caldo bestiale d'estate, in cui la vegetazione non garantisce frutti tutti gli anni a causa delle condizioni metereologiche, e in cui e' abbastanza difficile trovare animali).

Usciti dal parco (per la stessa strada per cui siamo entrati) ci addentriamo nel Colorado.

D'improvviso, nel raggio di pochi chilometri, il paesaggio rosso e desertico che ci ha accompagnato praticamente da quando siamo usciti da Yosemite, lascia il posto a un paesaggio montano che ci e' molto piu' familiare. Roccia marrone, prati verdi e alberi.

Arriviamo a Durango e ci rendiamo conto che anche l'umanita' locale e' molto diversa da quella del resto del Sud Ovest. Il turismo del Grand Canyon non arriva fino a quassu', quindi Durango e' popolata da simpatici "Coloradensi" (?) e da molti turisti americani. La cittadina non e' particolarmente grande, ma e' vivissima (probabilmente deve il suo successo turistico al fatto che in inverno diventa una resort sciistica).

Mentre facciamo una cena veloce, ci godiamo lo spettacolo di un cow boy che mette all'asta torte, in un evento finalizzato al finanziamento dell'indispensabile Rodeo della scuola di Durango.I cow boy hanno uno stile unico nel condurre le aste e che fondamentalmente consiste nel ripetere ossessivamente l'offerta corrente in dollari mista ad altre parole per lo piu' incomprensibili.

Una volta cenato, prendiamo una decisione di cui un po' mi dispiace. Lasciamo Durango direttamente alla volta di Silverton-- una cittadina che un tempo era un centro per minatori: in neanche un'ora d'auto, passiamo dai 1980m slm di Durango ai 2837 di Silverton, e si comincia decisamente a respirare l'aria di montagna.

Purtroppo il buio ci impedisce di godere della vista panoramica. Inoltre la notte a Silverton ci costa il doppio di quanto ci sarebbe costata a Durango. Ciononostante, quei 45 minuti sono fondamentali. Nei prossimi due giorni guideremo come pazzi, abbandonando ogni velleita' turistica e arrivando alle nostre destinazioni allo stremo delle forze. Senza il tratto Durango-Silverton avremmo probabilmente dovuto allungare il viaggio di un giorno.

Tuesday, August 10, 2010

Riassunto.

Via google maps. Questo è il tragitto che abbiamo fatto fino a questo momento della narrazione (quasi: google maps crede che non si possa fare la strada attraverso Zion, per arrivare a Bryce).


View Larger Map

Diario di Viaggio. Giorno 3

Ci svegliamo e partiamo subito. La prima tappa è attraversare di nuovo Zion, questa volta in macchina. C'è una bella strada panoramica che taglia il parco da sud a nord, se ho ben capito. Ci sono lavori ovunque---forse l'unico momento in cui maledico l'economic stimulus di Obama.

Arriviamo a Bryce. Ve lo dico subito: Bryce è la nota più alta di tutto il viaggio. A volte quando parli con gli Americani, ti dicono di essere stati in vacanza a Roma, Firenze, Venezia e Cinque Terre: la cosa è buffa, perché per me le Cinque Terre sono una sorta di classico underground, mentre per gli Americani sono completamente mainstream.

Ecco, Bryce dovrebbe essere così: apparentemente un classico underground, ma in realtà una delle destinazioni Top 5 per chiunque visiti gli USA.

Cosa c'è a Bryce? In pratica ci sono dei pinnacoli rocciosi (di almeno tre colori diversi) che si formano nel tempo, principalmente a causa dell'azione dell'acqua. Quando in inverno piove, l'acqua resta intrappolata nelle rocce. Durante la notte, a causa dell'enorme escursione termica, l'acqua si ghiaccia, pertanto aumentando di volume, e poco alla volta erode le rocce. O almeno questa è la versione "cartone animato" della faccenda, così come l'ho capita.

Ecco il risultato:







Potrei continuare, ancora con altre 100 foto dello stesso canyon, ma la sostanza è che Bryce ... dovete vederlo coi vostri occhi. Il sito era pieno---specie turisti europei, e ancor più particolarmente turisti Francesi. Sicuramente sarete al corrente dello stereotipo secondo cui i francesi non viaggiano (pensate, chessò a Roma, e riflettete per un secondo su quanti turisti Tedeschi, Est-europei, Americani, Inglesi, vi avete incontrato rispetto a quanti Francesi). Beh, a quanto pare viaggiano nel Southwest degli USA, perché i siti che abbiamo visitato pullulavano dei discendenti di Asterix.

Per concludere su Bryce: epocale. Vi assicuro che è uno spettacolo che non avete mai visto.

Partiamo nel tardo pomeriggio e continuiamo a navigare il confine fra Utah e Arizona, in direzione Est. Ceniamo a Kanab la "Hollywood dello Utah" (pare che molti film ad ambientazione desertica siano girati qui), e puntiamo verso Page, una città al Nord-Est dell'Arizona.

La strada fra Kanab e Page è fantastica: guidiamo di nuovo in una piana sterminata, circondata da imponenti formazioni rocciose. Nella distanza davanti a noi vediamo diversi temporali, con tanto di lampi. Finiti i temporali emergono due arcobaleni, uno verso destra e uno verso sinistra.

Arriviamo a Page verso le 9: poiché siamo all'estremità Ovest della fascia del fuso orario, qui fa buio molto più tardi. A Page c'è una diga che forma una sorta di lago artificiale (Glen Lake). Il canyon attorno a Glen Lake sembra anch'esso interessante, ma a questo punto non abbiamo tempo, e ci immettiamo sulla strada che taglia attraverso la terra dei Navajo. Pare che sia una strada panoramica, ma l'oscurità ci nega il panorama.

Ci fermiamo in una cittadina chiamata Kayenta, nel cuore della terra dei Navajo, con la speranza di vedere un po' delle loro terre all'indomani.

Friday, August 06, 2010

Diario di Viaggio. Giorno 2

Primo segmento in auto della mattinata: ci piange il cuore, ma dobbiamo lasciare la bellissima Beatty. Dopo un paio d'ore siamo a Las Vegas dove completiamo due rapidissime missioni al Caesar Palace:
1) acquisto di uno di quegli apparecchi per trasmettere la musica dall'iPod/iPhone all'autoradio via FM.
2) pranzo da Spago (uno dei ristoranti dell'impero di Wolfgang Puck).

Siamo rimasti molto soddisfatti dai risultati di entrambe le azioni. E davvero la musica ha allietato le lunghe ore di macchina (specie il pezzo in cui ho detto ad Angeline: ok adesso ti canto tutto Siamese Dream degli Smashing Pumpkins, vedrai sara' bellissimo ).
Partiamo da Las Vegas alla volta di Zion. A parte un leggero intoppo con la temperatura esterna a 2000 gradi:


arriviamo senza problemi. In questa occasione, lasciamo il Nevada e dopo un brevissimo tratto nell'angolo Nord-Ovest dell'Arizona, arriviamo in Utah.

La strada per arrivare al parco è quasi bella quanto il parco stesso.



Zion e' fondamentalmente un Canyon ad un'altura intermedia fra Bryce (che visiteremo domani) e il Grand Canyon (che visiteremo chissa' quando). La versione americana del tour nel parco nazionale di solito dura vari giorni e include una tenda e varie escursioni. Noi abbiamo solo cinque ore, ma ci facciamo valere. Scegliamo la passeggiata delle Emerald Trail pools, che comunque ci regala un paio di scorci molto belli:







Una volta scesi continuiamo fino alla fine del parco. L'autista dello shuttle che ci riporta indietro, verso le 9, si ferma in vari punti per farci vedere gli animali che escono per la notte (avvistamento principale sono i cervi, ma è troppo scuro per fare foto).

Ci fermiamo a dormire a Springdale, UTAH, la cittadina che è proprio alle porte del parco. Domani attraverseremo il parco di nuovo per avvicinarci a Bryce.

Wednesday, August 04, 2010

Diario di viaggio. Giorno 1

Alla fine il viaggio da Berkeley a Chicago è andato proprio come l'avevamo pianificato (o quasi). Partenza Lunedì 26 da Berkeley verso mezzogiorno, dopo aver completamente riempito la macchina. Puntiamo ad Est, e all'inizio bisogna fare molta autostrada (più avanti la eviteremo a favore di rotte più caratteristiche).

Arriviamo alle porte di Yosemite verso le 4. Mi ricordo che l'ultima volta che sono stato qui correva l'anno 2002 ed ero in vacanza con la mia famiglia--alla fine del mio primo anno negli USA. Questa volta a Yosemite non ci fermiamo. Puntiamo dritto invece, uscendo dopo un paio d'ore d'ascesa verso il lato Est del parco. Dentro a Yosemite c'è una strada semideserta che porta ad uno dei punti più alti del parco. Come capiterà spesso nel viaggio, a salita pazzesca segue discesa pazzesca, che ci porta a Mono Lake.

Vi avevo detto che Mono Lake era un lago salino. Beh ecco, non solo: innanzitutto la sostanza contenuta nel lago ha alto gradiente alcalino (???? la roba che sta nelle pile alcaline...). In secondo luogo, beh, si tratta di uno spettacolo incredibile. Una delle cose affascinanti dell'interno degli stati uniti--specialmente il sud-ovest--sono paesaggi che sembrano non fare parte del pianeta terra. Mono è uno di questi.








Sono le 7 di sera, forse le 8, e dobbiamo ripartire. Cominciamo a capire che non arriveremo a Las Vegas, che dista ancora 330 miglia (circa 500 chilometri). Ma siamo ancora in California e puntiamo verso Sud per fare progressi. Arriviamo ad una città che si chiama Bishop (credo sia la città turistica più vicina alla death valley). Bishop non sarebbe una destinazione pessima per la nostra prima notte, ma sono le 9 passate da poco e abbiamo ancora un po' di energia per continuare. La ignoriamo.

Nel frattempo si fa completamente buio e la prossima tappa è l'attraversamento di una catena di montagne (piccole, ma montagne) oltre la quale si trova il Nevada. Ora, immaginate una di quelle strade di campagna che attraversano l'Appennino. Però immaginatevela americana: togliete ogni sembianza di civiltà. Togliete i borghetti, le frazioni, le cittadelle. Togliete tutto e rimpiazzate con cervi, conigli e cespugli. Avrete un'idea di quello che ci troviamo di fronte.

La strada ci riserva un centinaio di chilometri di curve, dossi e quelli che sembrano essere fianchi di montagne. Dico "sembrano" perché in piena tradizione americana, non c'è protezione sul lato della strada. Io mi diverto anche a guidare qui, ma allo stesso tempo prego che la macchina non si fermi (a) in piena notte (b) in pieno deserto (c) facciamo pure: in mezzo alle montagne nel deserto (d) senza alcuna ricezione cellulare.

Comunque va tutto bene, arriviamo fino a una grande arteria del Nevada--una strada che, se ho capito bene--connette la capitale della roulette a doppio zero (Reno) alla capitale della roulette a zero singolo (Las Vegas).

Decidiamo di fermarci a Beatty, anche se non abbiamo alcuna idea di cosa ci aspetti (flash forward: il giorno dopo chiediamo a un tipo dove possiamo comprare un caffè a Beatty: mah, non saprei, forse dal benzinaio).

Beatty è annunciata da... un bordello. Non ho la prontezza di spirito per fare la foto al fantastico cartello, ma per fortuna ci ha pensato qualcun altro [ecco il link].

Troviamo posto in un motel che sta sopra a un casinò e ci fermiamo per la notte.

Domani si punta a Las Vegas per una sosta breve, e poi a Zion, il primo di tre parchi che vedremo in questo viaggio.

Thursday, July 22, 2010

Preparativi

Mentirei se vi dicessi che io Angeline abbiamo cominciato a preparare il nostro imminente viaggio in auto da San Francisco a Chicago nei dettagli.

Ma un piano d'attacco generale ce l'abbiamo, e, ai fini di questo post, posso fare finta che il piano esista. Eccovelo:

26 Luglio.

Partenza dopo pranzo da Berkeley.
Tappa turistica: Mono Lake un lago salino immediatamente al di la' delle Sierras.
Fermata: Penso dormiremo in un motel sulla strada fra Mono e Las Vegas.


27 Luglio.

Nel secondo giorno si punta all'Utah con tappa turistica lo Zion national park.

28 Luglio

Il terzo giorno non vedra' gran progresso sul fronte dei chilometri. Puntiamo solamente a visitare il North Rim del Grand Canyon e probabilmente guidare qualche ora dopo la chiusura del canyon.

Angeline voleva boicottare l'Arizona a seguito della legge anti-immigrazione di cui forse avrete sentito parlare, ma io non me la sono sentita di mancare il Grand Canyon per l'ennesima volta.

In serata, dopo la chiusura del parco del Grand Canyon penso faremo qualche chilometro per tornare verso lo Utah.

29 Luglio

Qua invece speriamo di fare un buon progresso in termini di chilometri. Puntiamo direttamente alle Montagne rocciose, passando per le riserve Navajo. Credo pero' ci fermeremo prima di Denver---magari in una delle vecchie mining towns come Ouray.

30 Luglio

passaggio e pranzo a Denver e si punta dritti ad Est. Da qui in poi il paesaggio diventa un po' meno scenico e la nostra strada si fa piu' diretta.

Da Denver a Chicago sono 1500 chilometri di Nebraska ed Iowa, che penso faremo in due tappe.

Friday, July 16, 2010

Saggezza

Appena arrivati in Norvegia provo a prelevare un centinaio di euro in corone norvegesi dal bancomat. Uso la carta americana.

Your card is not authorized for this transaction.

Provo di nuovo. Niente.

Ci pensa mio fratello e per il resto del viaggio lo ripago pagando con carta di credito (quasi) tutte le altre (esorbitanti, essendo noi in norvegia) spese.

Tornato a Roma, dopo un altro tentativo fallimentare, chiamo la Chase. Mi preparo un tono severo, sarcastico e un po' incazzato.
Aspetto in linea i tradizionali 20-25 minuti.

(nota 1: ma lo sapevate che via skype si possono chiamare i numeri 1-800 gratuitamente anche dall'estero?).
(nota 2: una persona che ogni tanto legge questo blog mi ha assicurato che queste attese al telefono non sono per niente democratiche. io devo essere abbastanza offensivo agli occhi della MegaAutorita'Segreta perche' aspetto sempre una cifra e, quando la ottengo, la linea casca SEMPRE).

Vengo trasferito un paio di volte, fino a che non arrivo al fraud department. Eseguo la mia recita severa, sarcastica e un po' incazzata. E il tipo, impassibile, mi risponde:

Sir, the reason your card got blocked was that you tried to withdraw 1097 dollars and 753 dollars in Norwegian Crowns in a country you had never visited before. Your limit per transaction on that card is $500.

Azz. Io ero convinto di aver cercato di prelevare circa 100 e 75 rispettivamente.

Va a finire che la Chase la devo pure ringraziare per aver evitato che finissi con troppe corone norvegesi fra le mani

Wednesday, July 14, 2010

Mantengo le promesse

Dopo il solito iato estivo (dovuto alla disastrosa Coppa del Mondo: ignorando l'Italia, finale forse fra le due squadre che detesto di piu'), si torna riagganciandomi un po' ai contenuti dell'ultimo post.

Prima di tutto vi avevo proposto una foto dei cavalli (?) a due passi dal centro di Chicago. Ed eccoli:

Si vede alle spalle la Hancock Tower che e' uno dei landmark di Chicago.

Alcuni avevano espresso un po' di curiosita' circa il perche' avessi bisogno di comprare un vaso: ebbene ho fatto un salto nel mondo della natura. Non mi sono mai preso cura di una pianta, ma un giorno di maggio ho deciso di sperimentare comprando una pianta di basilico.

Mi sono divertito moltissimo a farla crescere e a mangiucchiarla (ma quanto e' grande una cosa che piu' la mangi e piu' cresce !!!!).

Per aggiungere un carico da 200, quando mia madre e' venuta in visita, ha comprato una pianta di pomodoro (che richiede ahime' molta piu' acqua e attenzione).

Purtroppo il viaggio di quasi un mese e mezzo in Italia quasi sicuramente distruggera' entrambe le piante. Vabbe'. Amen.

Concludo con una foto panoramica di Bergen, Norvegia, dove io e mio fratello siamo appena andati in una fantastica (anche se brevissima) vacanza (perdonate la qualita' iPhone, mio fratello ha le foto vere):




Alcuni appunti sul pezzettino di Norvegia che abbiamo visto:
- per alcuni aspetti e' lo stereotipo della nazione nord-europea. case di legno, tetti spioventi, gente nordica.
- forse d'estate e' piu' bello provarla andando in campeggio (fra l'altro: campeggio libero permesso in tutta la scandinavia).
- ma che figata e' il sole alle 23:00!
- i fiordi: roba seria (anche se secondo Edoardo somigliavano un po' a dei canyon che ci sono anche in Messico)!

Wednesday, June 09, 2010

...in cui si tratta della comprovata non-cecita' della sfiga.

Domani torno in Italia, dicevo. E oggi avevo deciso di celebrarlo a questo modo facendo la strada dall'universita' a casa in bici (stiamo sui 23-25 km). Ho portato la bicicletta in treno fino ad Evanston, con l'idea di tornare sulle due ruote.

Segue il diario dell'avventura.

Ore 5:30 PM. Armato di un buonumore sensazionale esco dal dipartimento e mi avvio alla volta di casa.

Ore 5:31 PM Il buonumore compensa la scomodita' della situazione: in spalla ho lo zaino con il laptop e due libri che vorrei portare con me in Italia, e per non avere un aspetto ridicolo avevo deciso di andare in universita' con dei pantaloni lunghi (che in lunghe corse in bici sono scomodi assai).

Ore 6:16 PM. Attorno ai 2/3 del percorso, poco dopo lo zoo di Lincoln Park, esco dalla pista ciclabile che e' sul lago Michigan e mi avvio verso l'interno. Progetto: fare un salto dall'Home Depot per comprare un vaso (questa ve la racconto separatamente), e poi finire l'ultimo pezzo della strada.

Ore 6:18 PM. Mi rendo conto di essere uscito un po' troppo a Sud per l'home depot. Amen.

Ore 6:30 PM. Sento uno schioppo e una sensazione familiare di scomodita' nella corsa della bici.

Ore 6:30:02 PM. %$%%#@%%#@@#$%%%%% Ruota bucata.

Ore 6:31 PM. Mi guardo un po' intorno per capire come tornare a casa. Mi dico: "hm, la Sears Tower e' vicina. Io abito vicino alla Sears Tower. Magari me la faccio a piedi, saranno una ventina di minuti.

Ore 6:40 PM. Passo in mezzo a Cabrini-Green, una zona di Chicago con una storia agghiacciante e incredibile che vi raccontero' un'altra volta. Vedo un isolato in cui ci sono quattro cavalli. Potrebbe essere un'allucinazione, ma ho fatto una foto ai cavalli.

Ore 6:51 PM. La Sears Tower pare sempre alla stessa distanza. A questo punto mi ricordo: la Sears Tower e' il piu' alto grattacielo negli USA.

Ore 7:30 PM. La ventina di minuti in realta' era piu' un'ora in pieno sole, con lo zaino, i pantaloni lunghi, la bicicletta con la ruota bucata e il sudore della corsa. Arrivo a casa completamente esausto.

Per fortuna domani parto. La bicicletta si riparera' in Agosto. :)

Tuesday, June 08, 2010

Giusto in tema

... la pubblicita' della Nike per i mondiali (affidata al regista Alejandro Gonzalez Inarritu) e' fenomenale. Per tornare al tema del post precedente, pur essendo chiaramente intesa come una pubblicita' "globale", strizza un po' l'occhio al mercato americano...

Ecco il link, perche' va vista in HD

Fantastico cameo di Roger Federer che viene distrutto a ping-pong da Rooney, in uno dei momenti chiave dello spot.

Monday, June 07, 2010

Mondiali e USA

I mondiali di calcio sono in arrivo e sono una delle ragioni principali per cui il vostro tornera' in Italia e ci stara' un mese e mezzo.

Siccome vi immagino un po' casuali nel vostro interesse sportivo, volevo lasciarvi qualche nota di colore su Mondiali e USA

Questi sono i primi mondiali che verranno seguiti con interesse mediatico di primo piano negli USA.
- Chicago e' tappezzata di orrendi manifesti della ESPN che pompano l'evento internazionale.
- Se ne parla durante le telecronache dei playoff NBA.
- La prima partita degli USA e' contro l'Inghilterra. E' stata pompata in lungo e in largo: oltre agli innumerevoli riferimenti all'indipendenza, pare che, in epoca antidiluviana (anni '50 o qualcosa del genere), gli USA abbiano battuto l'Inghilterra in una partita dei mondiali--the greatest upset in world cup history, come dicono qui.
- La stessa ESPN ha (presumibilmente) coperto di denaro Nate Silver (il tipo che aggregava i sondaggi su fivethirtyeight.com durante le presidenziali del 2008) per mettere in piedi una sorta di modello statistico del calcio (breve recensione: Silver non c'ha capito una sega, se dovessi usare le sue "percentuali di vittoria" per fare delle scommesse lo metterei in mutande).

In sostanza, gli Americani ancora non capiscono molto, ma la buona volonta' c'e', cosi' come il desiderio di appassionarsi.

Eppure... l'idiozia della FIFA potrebbe distruggere tutto. Pare che in Sud Africa viga la tradizione di portarsi alla partita delle trombette monotonali ("vuvuzelas") e suonarle in continuazione. Non so se le avete sentite l'anno scorso alla Confederations Cup, ma fanno praticamente il suono di uno sciame di zanzare delle dimensioni della via lattea. Lo per tutta la partita, senza soluzione di continuita'.

La FIFA ha deciso di non vietarli: ogni appassionato di calcio dovra' sopportare di vedere la partita accompagnato dalla marcia delle cavallette.

Buon divertimento.

Monday, May 31, 2010

Manifestazioni

Questo post e' "in canna" da quasi un mese, ma non ho mai avuto tempo per scriverlo. Il 1 Maggio e' passata sotto casa mia la piu' grande manifestazione che io abbia mai visto negli USA.

Dovete sapere che io non sono proprio un tipo da manifestazione: non sono politicamente apatico (anzi ho sin troppe opinioni), e' che a parte in casi estremi la dimostrazione simbolica non m'intriga quanto il dibattito razionale.

In parte, ovviamente, e' deformazione professionale. Pero' le manifestazioni m'intrigano come fenomeni di colore, e il colore negli USA e' di solito un po' scialbo.

Il problema fondamentale e' che alle manifestazioni vanno in pochissimi. Il mio primo anno a Berkeley ricordo che un giorno ci furono due manifestazioni ai lati opposti del campus (una pro-palestina e una pro-israele: in piena tradizione americana la polizia fece si' che non s'incontrassero).

Le ricordo entrambe e c'erano forse 1000 persone in tutto (erano in piu' a quella pro-palestina).

Lo stesso vale per le manifestazioni al di fuori dell'universita': 500 persone in una piazza (di solito la piazza del municipio) con qualche cartello a spiegare le ragioni della protesta.

E' per questo che il primo maggio sono rimasto colpito dall'enorme manifestazione che e' passata sotto casa mia.
Protestavano contro la legge anti-immigrazione dell'Arizona ed erano letteralmente migliaia.

45 minuti abbondanti di corteo, l'immagine non rende loro giustizia ma erano davvero tantissimi!



E poi, proprio verso la fine, e' passato un cartello che proprio non potevo mancare.

Sunday, May 16, 2010

"I gotta go to a meeting."

Sono sparito ma ci sono ancora, mezzo sepolto dal mare d'impegni.
L'incazzatura della settimana mi e' venuta sul treno. Stavamo per arrivare in stazione ad Evanston. Tutti tranquillamente in fila per uscire, e una tipa comincia a sgomitare. Giuro sposta, una vecchietta con tanto di bagaglio.

A questo punto un tipo le fa notare l'ovvio: dobbiamo tutti scendere alla stessa fermata. A questo punto lei si raddrizza (la posizione precedente era un tentativo d'incunearsi fra i due tipi), sfodera un'espressione che piu' acida non si puo' e grigna: "Yes, but I gotta go to a meeting".

Ora se avesse detto: "Yes, but I need to catch another train", o "yes, but I need to save the world", ci sarei pure stato. Ma un meeting???? Mi stai dicendo che ridurre di 5-10 secondi il tuo ritardo nel meeting giustifica asfaltare l'intera fila di passeggeri?

Wednesday, May 05, 2010

Il libretto

Ieri sera pensavo: "non sarebbe piu' facile dare i voti agli studenti se sapessi che voto si aspettano?". E a quel punto mi e' tornato i mente che i professori in Italia hanno modo di sapere il voto che lo studente si aspetta: il libretto.

Quando ero studente avevo accettato la pratica del libretto come l'ordine naturale delle cose. A distanza di una decina d'anni, e di un oceano, mi pare una prassi completamente assurda.

Come molte cose in Italia serve a facilitare decisioni difficili (credetemi, dare una B+ o una A- negli USA e' spesso una decisione difficile), ma in un modo completamente bizarro.

Per prima cosa si istituisce una sorta di status quo (i miei genitori mi ripetevano sempre: "e' importante andare bene nel primo anno"), e il libretto viene usato negli anni successivi per perpetuarlo.

Quando ho fatto l'universita', in realta' c'erano diversi professori "illuminati" che si rifiutavano di guardare il libretto prima di dare il voto.

In secondo luogo, non ha alcun senso usare il risultato di un esame X per pregiudicare l'esito dell'esame y.

Infine, l'uso del libretto e' particolarmente iniquo verso quegli studenti che cominciano l'universita' senza troppa convinzione, ma acquisiscono interesse e motivazione con il corso degli anni (a giudicare dall'universita' americana, ce ne sono tanti).

Angeline mi dice che uno dei suoi professori predica che il sistema di educazione americano e' il sistema che continuamente offre seconde chance. Probabilmente vero, ma mi piacerebbe vedere un sistema di educazione in Italia che sia piu' rispettoso della performance individuale dello studente.

[poi un'altra volta parleremo dei "quadri" nella scuola superiore, e di come sia completamente inimmaginabile per un americano rendere pubblica l'informazione che uno studente e' stato bocciato]

Thursday, April 22, 2010

Sono appena tornato dalla partita della nostra squadra nel torneo intrauniversitario (abbiamo perso 4-0, ma giocando con un uomo in meno e nel complesso senza neanche fare troppo schifo).

Apparentemente uno degli "avversari" ha detto a un mio compagno "who is the old guy with the really good footwork?" ("chi e' il vecchio dal tocco eccellente?")

Ahem... parlava di me. Grazie mille per i complimenti, ma vecchio ce sarai.

E' incredibile come agli occhi dei 19enni la differenza fra 30 e 50 anni sia praticamente impercettibile...e effettivamente ricordo i primi anni all'universita'---in cui gli "assistenti" sembravano appartenere a una categoria completamente diversa.

Monday, April 12, 2010

Jim Lahey e' un genio

Devo distrarmi un po' che stamattina ho fatto un mezzo casino con le tasse (si' si', lo so, voi le avete fatte due mesi fa: io vivo una vita disorganizzata. ok?).

Allora, se chiedete ad Angeline della relazione dei Cariani con il pane, la vedrete mettersi le mani fra i capelli e sghignazzare. Nell'ordine, vi raccontera' che:
(i) spesso e volentieri il sottoscritto cerca di saggiare la consistenza della crosta del pane (nei supermercati, e senza toccare la pagnotta, ma toccando la carta).
(ii) di come mia madre non la finiva piu' di ripetere che il pane che aveva comprato al supermercato era "moscio" (e' cosi' che Angeline ha imparato il significato della parola "moscio", e ormai e' diventato lo standard: "moscio, come il pane in america").

Forse Angeline ha ragione a prenderci in giro. La verita' e' che negli USA la gente che sa fare il pane c'e', ma e' difficile da trovare. Specie al supermercato il pane e' spesso troppo gommoso. Ma c'e' un nugolo di rivoluzionari che cerca di fare il pane come si deve.

Jim Lahey e' al comando della rivoluzione.

Dalla sua ricetta per il No Knead Bread (pane senza lavorazione manuale) ho imparato a cucinare il pane in un modo straordinariamente semplice. La ricetta la trovate qui (link New York Times). L'ho fatta una buona dozzina di volte ed e' incredibilmente efficace. Provateci, e vi scoprirete panettieri in un attimo.

Ieri pomeriggio, per onorare Lahey (ormai assurto allo status di eroe), ho deciso di comprare il suo libro: My Bread che contiene variazioni sulla ricetta originale, ricette per la pizza e panini. Ho cominciato a leggerne la parte pre-ricette ed ho trovato un paragrafo che potrebbe essere il mio manifesto intellettuale:

Good bread should be a masterpiece of contrast, crackling as you bit through the browned, malty-smelling crust, then deeply satisfying as you get to the meaty, chewy crumb with its distinct wheaten, slightly acidic taste.

(hmmm... fra parentesi questi enunciati con accumulazione di aggettivi/participi sono notoriamente difficili da tradurre dall'inglese in italiano).

Il libro sembra davvero molto bello. Vi tengo aggiornati sulle ricette.

Nel frattempo, ieri sera ho finalmente incontrato l'Emigrante , in citta' per lavoro. L'ho portato a mangiare l'hamburger al Gage.Per restare in tema di matematica culinaria:

Gage Burger + Napa Cabernet Sauvignon = Win

Ovviamente ci siamo fatti una bella chiaccherata. Come lui sottolinea nel post simmetrico a questo, e' buffo conoscersi di persona, perche' si sanno tante cose dell'altra persona via blog, pero' non ci si e' mai visti di persona. Da un giorno all'altro, il torrente di caratteri diventa una persona con una fisionomia precisa, una voce, etc. Bello.

Vi saluto con una foto che ho scattato ieri allo zoo di Chicago (nel Lincoln Park, il piu' grande dei parchi di Chicago c'e' uno zoo ad ingresso gratuito):

Il coccodrillo era stato appena svegliato da un gruppo di turisti un po' incauti a fotografarlo con il flash. Ho colto l'occasione per un primo piano (ma senza flash :D)

Sunday, April 04, 2010

Il cliente...

Vi abbiamo fatto una capoccia cosi' su come il cliente negli USA abbia sempre ragione.
Il post di oggi e' su come questa fissazione sia estesa anche a megacorporazioni.

Banana Republic vende vestiti, e' parte del mega-impero GAP e credo si trovi solo negli USA e nelle loro colonie. Diciamo che e' un gradino sopra Zara e un gradino sotto Hugo Boss, nel settore "commerciale da uomo". Per questa ragione, non ci vado quasi mai: per le cose economiche non e' abbastanza economico. Per gli acquisti "seri" non e' abbastanza serio.

Da qualche mese che avevo deciso di avere bisogno di una nuova giacca, dal colore un po' piu' chiaro. Ora Banana Republic produce una linea leggermente piu' hip chiamata Monogram .

Faccio un salto Sabato, prima di andare a cena con la mia amica Giulia, Demonio Pellegrino e consorte. Trovo una giacca che mi piace, scontata del 25%. Randy, un commesso simpaticissimo che "a orecchio" sembra venire dall'Africa francofona, sostituisce Angeline---nel senso che mi da' un po' d'indicazioni su come mi sta da dietro, mi aiuta a valutare la lunghezza delle maniche etc.

Pero' mi secca fare l'acquisto immediatamente e portare la busta al ristorante. Chiedo a Randy se lo sconto dura fino al giorno successivo. Lui mi dice "si'".

Oggi ritorno, e appena mi vede, da lontano Randy viene verso di me, apre un sorriso a 32 denti e mi dice: "ah, eccoti tornato! non so se hai gia' sentito, ma hanno cancellato lo sconto!" (parentesi: i saldi in america non hanno un periodo prederminato: hanno inizio e durata completamente imprevedibili)

Ed era vero. Tutte le targhette "25% off" erano sparite.

"pero'", Randy continua, "mi sono assicurato che nel tuo caso te lo facciano, perche' ti avevo detto che sarebbe durato fino ad oggi".

Ma sei o non sei un grande!?!?!

Saturday, April 03, 2010

La settimana

Nei commenti al post precedente, nonsisamai era incuriosita da come si possa essere completamente fisicamente a pezzi insegnando Filosofia. Beh:

Questa settimana ho insegnato per circa 6 ore (e in piu' dato una presentazione il Venerdi': oggi riposo completo e bistecca alla steakhouse :D).

Poiche' e' la prima volta che insegno questi corsi, ogni ora d'insegnamento richiede 4-5 ore di preparazione.

Per farla breve, unito a tutti gli altri doveri, questo significa:

1) giornate di lavoro super-intense nei giorni pre-insegnamento.
2) troppo poco sonno (per cercare di finire tutto si sacrifica "l'inessenziale").
3) infine, io insegno tutto stando in piedi: sebbene cerchi di limitare i movimenti mentre parlo (un tizio belga venne a Berkeley a spiegarci che muoversi durante una presentazione e' informational noise), stare in piedi per tre ore stanca (pensate a quella sensazione nella gambe quando andate al museo).

In aggiunta, c'e' l'aspetto psicosomatico. Quando sono sotto stress, la fatica mentale diventa fatica fisica, e credo questo sia successo questa settimana.

Vi saluto con una foto: in California si scia vicino al Lake Tahoe, al confine con il Nevada (il lago dove Michael fa uccidere Fredo ne Il Padrino 2). Lo scorcio del lago mentre si scia e' fenomenale.

Wednesday, March 31, 2010

Spoiled Brats

Ieri e' stato il mio primo giorno d'insegnamento dopo tutti questi mesi a Northwestern, e mi ha completamente distrutto fisicamente. Insegnare e' tipo un'attivita' sportiva: ricominciare dopo una pausa e' sempre faticosissimo.

Ma non e' di questo che voglio parlarvi, ma di me--se sono o non sono una persona immorale. Qualche tempo fa, ci fu una proposta in dipartimento. Il problema era che quando andiamo in giro per una conferenza, ovviamente, si viene rimborsati. La proposta veniva dal nostro staff che chiese se, invece di "depositare" un pacchetto di scontrini e ricevute, potevamo avviare da noi la procedura di rimborso, cosi' da ridurre il loro carico di lavoro.

Neanche a dirvelo. Io stavo con lo staff. Dopotutto loro sono quelli con il lavoro piu' strutturato e, di solito, meno pagato nell'universita'.

Pero' onestamente, ora cominciano un po' a girarmi le balle, perche' il software non e' per niente intuitivo, ed e' chiaramente pensato per persone che lo usano tutti i giorni. Fatto sta che io lo uso in modo completamente inefficiente.

Insomma, sono un viziato (spoiled brat).

Tuesday, March 16, 2010

Il chitarrista scalzo.

Vedo un trend nella scena jazz / rock un po' piu' indipendente che non mi piace. Il trend e' il chitarrista scalzo. Il chitarrista arriva al concerto, si siede, si toglie le scarpe e suona.

Alcune ragioni per opporsi a questo trend:

1) amor proprio, ecchecavolo.
2) calzini bucati.
3) calzini di spugna.
4) in alcuni club, tipo il Green Mill, alcuni tavoli sono a mezzo metro dal palco.sto piede dondolante a venti centimetri dalla mia faccia fa un po' schifo.
5) daiiiii, le scarpe sono uno degli indumenti piu' interessanti per creare uno stile.